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Referendum, Bersani: "Solo l'esercito mi può far lasciare il Pd"

All’indomani della riunione della direzione del Pd Pierluigi Bersani dice che non c'è rischio scissione: "Solo la Pinotti può portarmi fuori da casa mia, il Pd"

Referendum, Bersani: "Solo l'esercito mi può far lasciare il Pd"

Sul tema delle riforme acque ancora agitate in seno al Pd. In ballo, com'è noto, c'è il referendum ma anche la legge elettorale collegata alla riforma della Costituzione. All’indomani della riunione della direzione del Pd Pierluigi Bersani smonta l'ipotesi di una spaccatura del partito: "Inviterei tutti i commentatori a levarsi dalla testa il tema scissione. Per quel che mi riguarda ho detto che portarmi fuori da casa mia, dal mio partito, ci può riuscire solo la Pinotti se schiera l’esercito". Da tempo Bersani chiede una modifica immediata dell’Italicum. Renzi ieri ha proposto una commissione (in seno al partito) che valuti un'eventuale modifica della legge elettorale. Una mano tesa alla minoranza dem, che però non è soddisfatta. La proposta del premier ha tutta l'aria del bluff perché, in buona sostanza, dice questo: cambiamo pure l'Italicum ma dopo uil referendum. Messaggio sottinteso: prima portiamo a casa il referendum, poi vedremo. Bersani però mette in chiaro una cosa: "Non esiste, non può esistere e non è mai esistita una disciplina di partito sui temi costituzionali".

"Capisco da ieri che si vuol tirare dritto - prosegue l'ex segretario - perché una commissione non si nega a nessuno. Ma se si tira dritto, non si tirerà dritto con il mio sì, si tirerà dritto con il mio no". E ancora: "L’incrocio fra le due riforme crea un cambio profondo della forma di governo in Italia, un cambio negativo e, visto quel che succede nel mondo, anche pericoloso".

In un retroscena pubblicato dal Messaggero si legge che il premier è particolarmente adirato nei confronti della minoranza dem. Al punto che ai suoi avrebbe detto: "Ma non lo vedete che hanno già pronto il logo per il No al referendum". E la notizia del simbolo Renzi l'ha presa come una cartina di tornasole: vogliono la scissione. Lo ha detto anche prendendo la parola in direzione: "Mentre si facevano appelli all'unità, c'era già chi prevedeva il logo Democratici per il No".

Roberto Speranza, che guida Sinistra riformista (minoranza dem), apprezza il fatto che ieri ci sia stata una discussione vera: "Si può stare dentro il Pd e pensarla diversamente, le scissioni non esistono". Un altro esponente della minoranza del partito, il deputato Dario Ginefra, sottolinea che "l'unico modo per sconfiggere le diffidenze di una parte della minoranza e per ricreare le condizioni di un percorso unitario è rendere immediatamente operativo il tavolo per la riforma elettorale, scoprendo finalmente tutte le carte e demolendo ogni eventuale alibi a chiunque. Aggiungo che forse è arrivato il momento di concepire la segreteria nazionale del Pd non come staff del segretario ma come sintesi delle diverse culture politiche presenti nel partito".

"Ieri ho ascoltato interventi molto appassionati - dice a Radio anch'io Luigi Zanda, presidente dei senatori Pd - e oggi leggo dei resoconti sui giornali parecchio più drammatici". Per il capogruppo dem, c'è stata "un'apertura da parte di Renzi molto consistente, ha colto il punto" debole per la minoranza "che non e' la riforma bensì la legge elettorale e, sulla possibilità di modificarla, ha fatto un'apertura piena". "Sulla legge elettorale del futuro Senato il segretario ha proposto di adottare come testo base la proposta della minoranza, il ddl Chiti-Fornaro. Sull'Italicum ha fatto aperture molto chiare sulla possibilità di discutere, e quindi di modificare il ballottaggio, il premio di maggioranza alla lista, le modalità di scelta dei candidati, se con preferenze o con collegio uninominale". Spiega poi il capogruppo del Pd al Senato: "Il Partito democratico non ha in parlamento una maggioranza sufficiente per apportare modifiche all'Italicum, ecco il perche' della commissione incaricata di esplorare la possibilita' di trovare punti di accordo con le altre forze politiche. Se non si hanno i numeri in parlamento, se non si ha il 51 per cento dei voti, il metodo non può che essere questo".

D'Alema presenta una proposta trasversale per il No al referendum

Un disegno di legge costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari e la loro elezione a suffragio universale e diretto verrà presentato domani alle 16 presso la Residenza di Ripetta da un fronte trasversale di parlamentari, nel corso di un incontro pubblico sulle ragioni del No al referendum e sulle proposte alternative per il dopo. L’iniziativa, promossa dalle fondazioni Italianieuropei e Magna Carta, sarà aperta dai rispettivi presidenti, Massimo D’ Alema e Gaetano Quagliariello, e vedrà la partecipazione di costituzionalisti ed esponenti politici.

Nel corso dell’evento - si legge sempre in una nota - si discuterà anche di altri aspetti del testo Renzi-Boschi, dal bicameralismo al procedimento legislativo, dal Titolo V al metodo della riforma, evidenziandone le criticità ed esaminando possibili alternative.

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