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Referendum, cosa succede ora in Lombardia e Veneto

Il piano di Maroni e Zaia per chiedere più autonomia a Roma dopo il "sì" al referendum per le autonomie di oggi

Referendum, cosa succede ora in Lombardia e Veneto

Il referendum sulle autonomie in Lombardia e Veneto è una "prima volta" assoluta in Italia. Mai prima d'ora, infatti, gli italiani avevano potuto esprimere la loro opinione sulla possibilità che la loro Regione chieda maggiori competenze allo Stato centrale.

Una chance data dall'articolo 116 della Costituzione, introdotto nel 2001 con la riforma del titolo V della Costituzione. In Emilia-romagna il governatore Pd Stefano Bonaccini ha avviato la trattativa col governo senza consultare i cittadini, ma dopo l'approvazione di una risoluzione in Consiglio regionale. In Lombardia e Veneto, invece, i governatori della Lega Nord, Roberto Maroni e Luca Zaia, hanno preferito legittimare la decisione passando dal referendum regionale.

Cosa accade domani

Con la vittoria del "Sì", quindi, domani Maroni - così come ha fatto Zaia - ha convocato una riunione della sua giunta per tracciare una "road map". Martedì il governatore riferirà anche in Consiglio regionale lombardo, dopodiché inizierà una trattativa col governo che riguardi tutte e 23 le competenze concorrenti tra Stato e Regioni per le quali è possibile chiedere l'affidamento. La proposta di Maroni dovrebbe confluire in una risoluzione che potrà essere votata a maggioranza semplice (quindi potrebbero bastare anche solo con i voti del centrodestra) dal Consiglio martedì 31.

Infine, ci sarà un passaggio obbligatorio con il Comitato autonomie locali a partire dal quale il governo avrà 60 giorni di tempo per rispondere. "Conto di avviare la trattativa entro Natale e di concluderla prima delle politiche", ha assicurato il governatore, che ha annunciato di voler andare con una squadra bipartisan alla trattativa con Roma.

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