Roma - Non è la flat tax, cioè il sistema fiscale a una sola aliquota del programma del centrodestra. Ma nemmeno la dual tax del contratto di governo siglato da M5s e Lega, con il prelievo al 15% e al 20%. La riforma fiscale che troverà spazio nella prossima legge di Bilancio è una proposta tutto sommato limitata. In sostanza l'obiettivo è estendere il regime fiscale speciale previsto per alcune tipologie di partite Iva. Sono i professionisti che si avvalgono del regime forfettario per i quali si applica un aliquota del 15 per cento. L'idea del governo, al pari di diverse proposte avanzate in questi anni dal centrodestra è di applicarlo a tutte le partite Iva con un volume di affari fino a 100mila euro. Il limite dei nuovi minimi dovrebbe quindi essere raddoppiato, visto che oggi il massimale è fissato a 50mila euro.
In sostanza, ha spiegato ieri Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato, significa «allargare ad altri 400mila contribuenti, cioè meno dell'uno per cento dei contribuenti totali, il regime forfetario per le piccole partite Iva che già esiste».
Già oggi ne usufruiscono 664mila professionisti, la legge di Bilancio porterebbe la platea degli interessati a un milione. Con il rischio che le coperture annullino se non peggiorino, il saldo tra chi avrà benefici e chi no.
Tra le coperture probabili c'è infatti il taglio delle agevolazioni fiscali che già oggi avvantaggiano tre contribuenti su quattro. Toccare le tax expenditures, che valgono 122 miliardi, significa di fatto aumentare la pressione fiscale.
La flat tax che il governo aveva pensato di applicare ai redditi delle famiglie si basava invece su due aliquote: una al 15% e una al 20%. La prima per i redditi fino a 80mila euro e la seconda per quelli oltre la soglia. Un cambiamento concreto per milioni di contribuenti, ma anche una misura difficile da coprire. Sempre che non si cerchino altre entrate, quindi aumentando altre tasse.
L'altra misura rilevante della prossima legge di Bilancio sarà un'anticipazione del reddito di cittadinanza. Attualmente è in vigore il Rei, il reddito di inclusione, misura per il contrasto alla povertà varata dal governo Gentiloni. Secondo i dati Inps nel primo semestre del 2018 è stato erogato a 267mila nuclei familiari raggiungendo così 841mila persone. Il sussidio del M5s sarà una trasformazione di questo strumento. Si punta a un raddoppio della platea, includendo tutte le persone in povertà assoluta. Oltre ai tre miliardi del Rei, ne servono altri tre. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria punta a finanziare questa misura anche con il Fondo sociale europeo.
Ma il suo utilizzo dipende dalla partita con la Commissione europea, che sarà tutt'altro che facile. Ogni ulteriore sviluppo futuro di flat tax e reddito di cittadinanza, sarà da coprire con tagli alla spesa o con nuove entrate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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