Matteo Renzi mette il cappello sul decreto vaccini dopo aver disarmato il contrasto tra Beatrice Lorenzin e Valeria Fedeli grazie all'intervento della fedelissima Maria Elena Boschi, che a sua volta torna in azione dopo la ritirata strategica per l'affaire Etruria. Il tutto con la benedizione di Paolo Gentiloni. Per l'ex premier e per il suo Pd, di certo, il decreto che sancisce l'obbligatorietà dei vaccini sarà un tema da spendere in campagna elettorale, soprattutto come arma da lanciare al nemico più temuto, Beppe Grill.
E non è un caso che sia il partito sia il governo si siano mossi con coordinazione quasi perfetta, prima per evitare gli ostacoli al via libera al provvedimento e poi nell'erogare dichiarazioni altrettanto univoche, dallo stesso Renzi (che detta la linea, «aprendo» ai Cinque Stelle solo per bastonare Grillo e il complottismo antivax strisciante nel Movimento) alla Boschi, lapidaria: «Sulla salute dei bambini non si scherza». Qualcuno si fa prendere la mano, come il renzianissimo senatore dem Andrea Marcucci, che salutando il «deciso passo in avanti» e la «prima vittoria di Matteo Renzi e del Pd» finisce per scoprire le carte. Ma tant'è, ieri era il giorno per portare a casa il risultato e tutto è filato liscio, persino l'attuale premier Gentiloni, in conferenza stampa, oltre a ringraziare Lorenzin e Fedeli ha riconosciuto pubblicamente il ruolo chiave giocato dalla Boschi nell'appianare gli spigoli tra le titolari della Salute e del Miur. Poi è stato il segretario Dem a scegliere Facebook per parlare. «Molto bene il governo sui vaccini. È un passo in avanti nella giusta direzione. La salute viene prima delle polemiche di parte», attacca Renzi, che lancia «un appello» agli amministratori targati Cinque Stelle: «Conosciamo le posizioni assurde di Grillo su questo tema», attacca l'ex premier, «ma voi siete padri e siete madri. Schieratevi dalla parte della scienza, non dalla parte degli apprendisti stregoni. Su questo tema nessuna polemica: avanti, insieme». Ma l'apertura ai sindaci grillini suona più come scusa per attaccare le posizioni controverse del «capo» del Movimento. E infatti le parole di Renzi non salvano dagli attacchi del Pd la sindaca capitolina Virginia Raggi, finita nel mirino del portavoce del segretario Dem, Michele Anzaldi, per aver affossato una mozione del Pd in assemblea capitolina, che puntava all'obbligatorietà dei vaccini nei nidi di Roma. Mozione bocciata in attesa del decreto nazionale, ma l'esito del voto in Campidoglio offre comunque uno spunto per punzecchiare la prima cittadina. Per Anzaldi la Raggi «ha preso in giro Bebe Vio» ricevendo con tutti gli onori la campionessa paralimpica e bandiera pro-vax in Campidoglio mercoledì scorso per poi, il giorno dopo, imporre «ai suoi consiglieri di bocciare la mozione Pd per la vaccinazione obbligatoria».
All'attacco anche la dem capitolina Valeria Baglio («M5S poteva anticipare il governo e mandare da Roma un segnale chiaro, invece ha votato no sull'obbligo dei vaccini per i più piccoli») e la governatrice del Friuli-Venezia Giulia, Deborah Serracchiani, che saluta «l'approvazione da parte del governo del decreto vaccini» come un «risultato importantissimo in difesa della salute», e rimarca la differenza «tra chi si affida alla scienza per tutelare la salute di tutti e chi, come Raggi e il M5S, va dalla parte opposta inseguendo gli spettri e le paure antivaccini».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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