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Renzi costretto a esporsi: in aula al fianco della Boschi

Il premier accerchiato sullo scandalo delle banche annuncia che si presenterà il 19 alla Camera per la mozione di sfiducia. La solita litania contro i gufi

Renzi costretto a esporsi: in aula al fianco della Boschi

«Il 19 gennaio mi presenterò personalmente a Montecitorio». L'annuncio lo dà direttamente Matteo Renzi, un po' nascosto tra i dieci punti della sua enews, una sorta di lettera aperta nella quale il premier illustra periodicamente lo stato dell'arte del suo governo, e dice la sua sulle questioni più scottanti.In quelle righe il nome di Maria Elena Boschi non c'è, ma è indubbio che la questione banche è tornata a farsi scottante dopo le notizie trapelate sui giornali di ieri a proposito delle contestazioni di Bankitalia ai vertici di Banca Etruria, padre della Boschi incluso. Sta di fatto che il premier annuncia di voler affrontare in prima persona il dibattito sulla «ennesima» mozione di sfiducia al governo, proposta dal centrodestra dopo l'esplosione del caso bond. «Mi presenterò personalmente a Montecitorio - scrive - per illustrare nel dettaglio che cosa abbiamo fatto sino ad oggi e cosa intendiamo fare. Una mozione di sfiducia è un atto molto impegnativo e solenne: per rispetto ai deputati e ai cittadini parleremo con molta chiarezza e determinazione».Insomma, il dibattito - che le opposizioni vorrebbero ovviamente concentrare sul caso banche e sul ruolo del ministro Boschi, giudicato un buon grimaldello per indebolire il Pd alla vigilia delle elezioni amministrative - verrà trasformato dal premier in una sorta di verifica di midterm sull'operato del governo, sui risultati portati a casa finora e sui traguardi per il futuro. Che vengono elencati nella enews vergata ieri, contestando ai giornali di dedicare «più analisi all'uso dei gufi nella mia comunicazione» che alle riforme fatte. Una lista di dieci punti, dalla semplificazione della Pubblica amministrazione ai tempi della giustizia al Codice degli appalti, ma anche due singolari dimenticanze. Guarda caso, proprio i due dossier su cui è più forte la polemica in questi giorni: le unioni civili, all'esame del Senato tra mille contorcimenti e astruse mediazioni per tenere insieme il Pd e la maggioranza; e la questione del reato di immigrazione clandestina, che il governo vorrebbe far scivolare nel dimenticatoio per evitare contraccolpi nell'opinione pubblica.Due dossier spinosi sui quali il governo sceglie di non mettere la faccia, rimettendosi in entrambi i casi alle scelte del Parlamento. Renzi preferisce, invece, rivendicare i risultati economici del suo governo, a cominciare dalla disoccupazione, che «continua a scendere: quando siamo arrivati al governo, era al 13,2%. Adesso i disoccupati diminuiscono e - secondo i dati Istat di ieri - ci assestiamo all'11,3%». Un «progresso molto significativo frutto del Jobs Act, che pure era stato tanto criticato», sottolinea il premier. Che torna a rivendicare i «buoni risultati dell'economia» come frutto delle riforme del governo e non dei «fattori esterni», dal quantitative easing della Bce al calo del petrolio. «La rinnovata solidità del Paese sta richiamando molti investitori», assicura, preannunciando per la prossima settimana «un paio di progetti di grande importanza che alcuni player economici globali hanno intenzione di realizzare in Italia». Domani invece, ricorda Renzi, la Camera vota la riforma della Costituzione.

Che «presumibilmente in ottobre» sarà sottoposta a referendum, scadenza cruciale sulla quale il premier ha messo in ballo il suo stesso governo: «Saranno gli italiani, e nessun altro, a decidere se il nostro progetto va bene o no», ribadisce.

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