Una slide passata quasi inosservata mentre Piazzapulita di Riccardo Formigli era alle battute finali sugli schermi di La7. Forse fa poca notizia la caduta di un leader che ha già stupito il mondo con il tracollo elettorale del suo partito, facendolo passare dal 40% delle ultime europee al quasi 19% del voto politico.
Ma più delle elezioni, la dimensione del passaggio velocissimo di Matteo Renzi dalla luna di miele al divorzio politico con il suo popolo la dà il sondaggio condotto da Index Research per Piazzapulita, che è stato notato dal sito Affaritaliani. È la classifica del leader Pd più votato dagli elettori dem.
In testa Maurizio Martina con il 17%. Tradizionale tributo dei militanti e dei simpatizzanti a chi si ritrova al vertice del partito, anche se l'ex ministro alle Politiche agricole occupa quella poltrona in qualità di reggente. Se si candiderà veramente, potrebbe diventare segretario con pieni poteri. Ma con un consenso personale risicato.
Molto meglio di Renzi che resta incollato in coda alla classifica con sette punti percentuali di preferenze. Parcheggiato insieme a un esponente del vecchio partito come Walter Veltroni e al leader della opposizione alla sua segreteria, Andrea Orlando.
Doppiato da Gianni Cuperlo, che ottiene il 14% delle preferenze e dal fedele Matteo Richetti, che si ferma al 12%. Il giudizio della base dem è impietoso e non riguarda solo Renzi. Le seconde file o esponenti che erano finiti in un cono d'ombra, sono preferiti ai protagonisti delle ultime fasi politiche del Paese.
Graziano Delrio, renziano critico ed ex ministro che ha guadagnato l'attenzione dei media con posizioni non sempre allineate, si ferma all'8%. Stessa percentuale per l'uomo forte del partito da quando la vecchia ditta dalemiana e bersaniana è uscita, Dario Franceschini.
Sotto Renzi ci sono Nicola Zingaretti, che con il 6% avrà difficoltà a presentarsi come l'alternativa gradita all'elettorato. Colpisce ancora di più il 3% di Calenda. Ministro dello Sviluppo economico spesso in disaccordo con l'ex premier ed ex segretario. Nei giorni scorsi ha detto che Renzi è stato il migliore presidente del Consiglio della Seconda Repubblica. Molti retroscena lo hanno incoronato come il migliore candidato alternativo a Renzi.
A ben guardare la vera notizia è che l'elettorato del Pd non sa dove andare. Non a sinistra con Orlando, né verso un approdo lib-lab, come quello costruito in questi mesi da Calenda. Non verso il passato, con un ritorno di Veltroni al quale nessuno crede. Ma nemmeno verso il futuro che parta dagli amministratori graditi a quel che resta dell'apparato, come Zingaretti.
Ma una partita Matteo Renzi l'ha vinta alla grande ed è quella della linea da tenere dopo il tonfo elettorale del 4 marzo. Tra gli elettori del Pd gli aperturisti, quelli che vorrebbero aprire un canale di comunicazione con il Movimento 5 stelle, sono una sparuta minoranza.
Sempre secondo il sondaggio di Piazza Pulita, di fronte alla proposta di Luigi Di Maio di entrare in una maggioranza, il Partito democratico dovrebbe «rifiutare a priori»
per il 64,3%. Decidere sulla base di un programma condiviso per il 15,6%; accettare solo con un premier non 5 stelle per un misero 5,4%. Meglio una opposizione chiara. In attesa di un congresso che è già a corto di leader.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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