RomaSono lontanissimi i tempi delle pacche sulle spalle e delle cravatte regalate all'omologo greco. In questi giorni non ci sono vie di mezzo: o con Alexis Tsipras o con Angela Merkel. E Matteo Renzi preferisce senza dubbio la seconda.
Il presidente del Consiglio ieri è volato a Berlino mentre la Merkel chiudeva le porte ad Atene e non ha avuto nessun dubbio su quali tesi sostenere. La Cancelliera ha liquidato il governo di Atene dicendo che a questo punto non c'è che da aspettare il voto. Renzi, di contrappunto, ha spiegato che «il referendum è un errore secondo me, ma rispetto la volontà del popolo greco». Quella del premier italiano è la versione meno diplomatica del Merkel-pensiero: «La scelta di fare un referendum è stata sorprendente. Io ero tra quelli che preferivano che non ci fosse ma non tocca a me decidere, non credo tocchi neppure a Angela. Se ci sarà il referendum partiremo» da lì. La tesi è quella prevalente in Europa e consiste nell'attendere il voto, nella certezza che i greci diranno sì ancora una volta all'Europa, e poi via alla vera trattativa con Atene in posizione di debolezza. Anche se in mattinata alla Zdf era su una linea più filo-greca: «Spero fino all'ultimo che si possa evitare, anche se non è facile».
L'Italia, per una volta in versione rigorista, si è trovata su un fronte opposto rispetto alla Francia. François Hollande avrebbe preferito un accordo prima del voto. Roma, come Berlino, sembra voler prima fare scoppiare il bubbone. Ma non è una scelta legata alle vicende greche. L'Italia è ai ferri corti con Parigi sull'immigrazione e conta sulla Germania per alleviare la pressione dei rifugiati. «Merkel è stata decisiva nel vertice europeo per trovare un punto di intesa sull'immigrazione. Non è un problema per cui l'Italia chiede aiuto, l'Italia può fare anche da sola ma l'Europa non può permettersi di lasciar fare l'Italia da sola». Che tradotto dal renzese è invece una richiesta di aiuto e sostegno. L'immigrazione per il momento è la priorità. Strettamente legata alla minaccia del terrorismo, che preoccupa Renzi «un pochino più» della Grecia.
E le ripercussioni di un eventuale default di Atene sui nostri conti? «Io sono convinto che sui conti pubblici italiani abbia più effetto una sentenza della Consulta che lo spread», ha spiegato Renzi. Stessa linea tenuta dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in un'informativa alla Camera. Non ci saranno altri costi per l'Italia, oltre ai 12 miliardi già erogati al fondo Esm.
Dalla Merkel sono arrivati i riconoscimenti di rito. Ha nuovamente definito «impressionanti» gli sforzi dell'Italia sulle riforme. E in più ha concesso un «le prospettive per la crescita in Italia sono buone e la direzione è giusta», lodando il Jobs Act.
Per evitare di esagerare sull'affiatamento con il capo del governo tedesco, Renzi ha spiegato che l'obiettivo dell'Italia è «di superare anche la Germania». E ha assicurato di «non avere su tutto le stesse idee di Angela. Anzi, sono sicuro del contrario. Ma è la democrazia bellezza». Almeno ieri, non gli ha creduto nessuno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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