Roma«Rottamiamo i co.co.pro» poi «superiamo l'articolo 18» e sulle liberalizzazioni «sfideremo le lobby in Parlamento». Dietro gli slogan spesi dal premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio, c'è la difesa preventiva per un pacchetto di misure che, rispetto alle anticipazioni, è comunque una soluzione compromesso.
Stralciata la parte fiscale ufficialmente perché il ministro Pier Carlo Padoan era impegnato all'Eurogruppo. In realtà per limare le tante parti del testo, nato tra il Parlamento e la commissione Gallo, che non piacciono all'Agenzia delle entrate. «Quindici giorni in più di tempo li utilizzeremo per approfondire», ha confermato indirettamente il premier.
Dal Consiglio dei ministri di ieri emergono novità rispetto alle anticipazioni, ma non i colpi di teatro ai quali ci aveva abituato Renzi. La questione politica più calda erano i licenziamenti collettivi e la possibilità di escluderli dagli effetti della riforma dell'articolo 18. Fino a giovedì il governo sembrava intenzionato a farlo, accontentando la sinistra del Pd e recependo la richiesta di modifica votata dal Parlamento. Poi ha deciso di lasciare tutto come è, compresa la possibilità di indennizzare e non reintegrare dopo licenziamenti collettivi. «Siamo di fronte a una scelta politica sbagliata e non rispettosa del dibattito parlamentare», ha commentato Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro ed esponente Pd. Una concessione al Ncd contrario alla modifica.
Concessione ancora più rilevante al partito di Angelino Alfano sulle farmacie. È scomparso dal provvedimento sulla concorrenza la vendita libera dei farmaci di fascia C, quelli non salvavita per i quali serve un certificato medico. Passata quindi la linea del ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Renzi aveva dato mandato di fare il contrario, così come il ministro allo Sviluppo economico Federica Guidi, ma alla fine è prevalsa la ragione politica. Cioè, visto il clima politico poco favorevole dopo la rottura del patto del Nazareno, l'esigenza di limitare al massimo argomenti che possano mettere a rischio la maggioranza. Lo ha ammesso implicitamente lo stesso Renzi quando ha detto che il piano di liberalizzazioni «incontrerà le resistenze delle lobby e noi le sfideremo». Adesso il ddl andrà in Parlamento, «auguri e in bocca al lupo».
Saltato anche il delicatissimo nodo dei Taxi. Regole ribattezzate «pro Uber», dal nome dell'applicazione mobile che permette di prenotare vetture con autista. Il pacchetto avrebbe provocato proteste pesanti.
Renzi ha scelto di recuperare l'ala destra della sua maggioranza, scommettendo sull'obbedienza della sinistra. Ma un regalo al Pd c'è e consiste nella cancellazione del contratti di collaborazione previsti dalla Legge Biagi. Non è comunque bastata. Contro la riforma la Cgil, con il leader della Fiom Maurizio Landini che vuole estendere lo Statuto dei lavoratori (vecchia versione) a tutti. Poi tutti i Pd «doc». Stefano Fassina ha definito la legge una «straordinaria operazione propagandistica» che riporta il paese «agli anni Cinquanta».
Il premier aveva detto che «oggi è un giorno atteso» da «un'intera
generazione quella che ha visto la politica fare guerra ai precari, ma non al precariato». Fassina ha replicato: oggi «è il giorno atteso da anni... dalla Troika». Difficile accontentare una maggioranza così eterogenea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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