Renzi ha la coda di paglia: «Impossibile salvare tutti»

La gaffe del premier dopo il suicidio del pensionato: «Abbiamo messo al sicuro depositi e posti di lavoro»

Non si potevano salvare tutti, era inevitabile che qualcuno perdesse i propri risparmi. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non lo ha detto apertamente, ma il senso delle sue dichiarazioni ieri a Palazzo Chigi era proprio questo. Dopo aver espresso le condoglianze di rito alla famiglia del pensionato di Civitavecchia suicidatosi in seguito all'azzeramento dei bond subordinati di BancaEtruria, il premier ha affermato di essere «molto lieto delle misure che ha preso il governo perché ha salvato i soldi dei conti correnti e i posti di lavoro». Di più, secondo Renzi, non si poteva fare perché «le regole sulle banche le ha fatte l'Europa, purtroppo non le scriviamo noi». All'interno di quel quadro regolatorio, insomma, «l'Italia ha fatto di tutto» per salvare «i soldi delle famiglie». Confermata l'intenzione «se possibile» di individuare una forma di ristoro per gli obbligazionisti che sono rimasti senza nulla. Anche qui l'Unione europea subodora la possibilità di un aiuto di Stato (soprattutto se prevalesse l'idea del credito di imposta) e, quindi, muoversi sarà complicato se il sistema bancario nel suo complesso non darà una mano.Il volto compunto del premier non ha tradito particolari imbarazzi. Renzi, tuttavia, sta cercando con molta fatica di non farsi trascinare in un vortice dal quale sarebbe molto difficile trarsi fuori. Il tema del risparmio tradito ha sempre penalizzato i governi in carica ed, essendo già partita la volata delle amministrative, c'è tutto da perdere e nulla da guadagnare. L'opposizione, inclusa quella interna al Pd, hanno già alzato il tono dello scontro. Si spiega, così, la scelta del premier di metter il cappello sull'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta (su richiesta del gruppo al senato di Forza Italia) sugli eventuali errori e omissioni commessi dalle autorità di vigilanza. Soddisfatto il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta.Tenere unito il partito è solo l'ultimo dei problemi per il premier. Qualsiasi movimento rischia di scardinare il precario equilibrio costruito dal premier in quasi due anni di governo. La sortita del capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, ha messo a nudo una deficienza di peso politico dell'Italia in sede europea. In fondo, Roma avrebbe potuto insistere un po' di più per tutelare i risparmiatori dei quattro istituti tecnicamente falliti. Ma Renzi ha giocato su un altro tavolo le sue carte: quello della Stabilità. s'è preferito che Bruxelles chiudesse un occhio sul rapporto deficit/Pil fatto salire con giustificazioni varie (migranti, riforme, terrorismo) piuttosto che insistere su una questione delicata come la direttiva sui salvataggi bancari. E lamentarsi con una Commissione che guarda sempre l'Italia con cipiglio potrebbe essere deleterio per la manovra finanziaria, ancora sub iudice.Resta una questione potenzialmente più grave sullo sfondo cui ieri Renzi ha accennato.

«Il governo ha cercato di favorire un processo in cui le banche piccole si mettono insieme: questo vuol dire qualche poltrona in meno e un sistema più solido», ha ricordato accennando tanto al decreto che ha imposto la trasformazione delle maggiori Popolari in spa quanto al decreto in rampa di lancio per l'autoriforma del credito cooperativo. Un settore in cui potrebbe evidenziarsi qualche conflitto di interessi visto che fu proprio una Bcc a finanziare una società di Renzi-papà, poi fallita.

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