Renzi lascia per tornare: Pd subito a congresso e poi elezioni a giugno

Forzatura del leader: non mi farò logorare E in Direzione si gioca la carta Padoan

Renzi lascia per tornare: Pd subito a congresso e poi elezioni a giugno

Matteo Renzi vuole il congresso Pd anticipato e vuole andare alle elezioni a giugno. Per questo, è pronto a dimettersi da segretario, alla Direzione di lunedì.

Tutto fa pensare che nel dibattito tra i dem si confermerà la linea contraria alle urne anticipate e l'ex premier ha una sola preoccupazione: «Non ci sto a fare il bersaglio per mesi». Le dimissioni sono l'elemento necessario per convocare un congresso anticipato da tenersi prima delle amministrative.

Che siano in tanti a frenare, tra i dem, l'ha dimostrato il documento a sostegno del governo Gentiloni firmato tre giorni fa da 40 senatori. Ma ora c'è anche una mozione parlamentare depositata ieri alla Camera e firmata da 37 deputati ultrarenziani che, al grido «No a nuove tasse su benzina e sigarette», mette in difficoltà lo stesso esecutivo e soprattutto il ministro dell'Economia.

Per adeguare i conti pubblici alle richieste dell'Ue lunedì Pier Carlo Padoan ha assicurato, in una lettera al vicepresidente Valdis Dombrovskis e al commissario Pierre Moscovici, che il governo avrebbe emanato un decreto per la revisione delle accise su tabacchi e carburanti. Ma per i sottoscrittori della mozione «sarebbe un errore grave, perché si colpirebbero, in particolare, le fasce più deboli della popolazione», mentre le risorse necessarie alla correzione dei conti dovrebbero venire «dal taglio alla spesa pubblica improduttiva e dalla lotta all'evasione fiscale e all'elusione fiscale».

Il primo firmatario è il deputato toscano Edoardo Fanucci, vicino all'ex premier e subito la mossa sembra una pugnalata alle spalle di Paolo Gentiloni e di Padoan. Una mossa di cui lo stesso Renzi sarebbe il regista. Goffredo De Marchis su Repubblica parla di una forte irritazione del premier, anche se Palazzo Chigi smentisce. Ma la tensione sale alle stelle. Per stemperarla il segretario dem telefona a Padoan e lo invita alla Direzione di lunedì. Il ministro accetta.

Ma rimane il giallo dell'iniziativa del gruppo di fedelissimi renziani che sembra voglia sottolineare il ruolo di convinto sostenitore del taglio delle tasse dell'ex premier, rivendicato più d'una volta in questa settimana. Un deputato legato a Gentiloni come Roberto Giachetti spiega che, di solito, mozioni così vengono promosse dall'intero gruppo parlamentare, non solo da una parte.

E rimane in sospeso la sorte della «manovrina» da 3,4 miliardi di euro che il ministero dell'Economia deve completare entro aprile per scongiurare la procedura di infrazione che Bruxelles minaccia. Padoan starebbe cercando soluzioni alternative. Una mediazione potrebbe essere quella di evitare le accise sui tabacchi, mantenendo quelle sulla benzina. Ma se ciò non soddisfacesse i frondisti ultrarenziani, che succederebbe al momento del voto sul decreto? Fanucci assicura: «Alla fine io farò il soldato e voterò come decide la maggioranza».

La mozione comunque rappresenta, ancora una volta, le divisioni nel Pd e sembra opporsi al documento dei 40.

Spiega il dem Francesco Boccia: «Lì c'erano 40 senatori che rappresentano una parte cospicua del gruppo parlamentare. Qui i deputati sono il 10 per cento del gruppo». Solo che fanno capo a Renzi, che ancora vuol decidere le sorti del partito e del governo.

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