Renzi non ha più la maggioranza

I democratici si spaccano sulla riforma del Senato: la minoranza del partito lascia il tavolo e anche l'Ncd si divide. L'ira di Grasso scavalcato dal premier

Renzi non ha più la maggioranza

Mentre i giornali si occupano della «destra che non c'è» - l'altro ieri La Repubblica , ieri il Corriere della Sera - con articoli di fondo e dotte analisi, il parlamento si incarta sulla sinistra che va in pezzi. La vera notizia infatti è che Matteo Renzi non ha più la maggioranza politica per approvare le sue riforme istituzionali. La minoranza del Pd ha abbandonato il tavolo delle trattative con gli emissari del premier per modificare la riforma del Senato. Non la voteranno, come del resto già ventilato da non pochi senatori dell'altra gamba della maggioranza, l'Ncd di Alfano. Si andrà quindi allo scontro in aula, muro contro muro. Renzi in queste ore conta e riconta amici e nemici, ma i conti non tornano. Rischia seriamente di andare sotto e chiudere così anticipatamente la sua prima avventura da premier, pugnalato da mani - si fa per dire - amiche. Ma anche se dovesse sfangarla per qualche ennesimo voto comprato dall'opposizione (oltre a quelli dei verdiniani già inglobati in cambio di chissà quali promesse), il problema politico rimarrebbe grande come una casa.

Questo casino sul nulla, o meglio su nulla che possa produrre effetti benefici sui cittadini - la riforma del Senato è un fatto interno alla casta della politica - dimostra tre cose. La prima: entrare a Palazzo Chigi con un blitz, senza passare dalle urne come ha fatto Renzi, porta inevitabilmente a un'insanabile rottura tra governo (di nominati) e parlamento (di eletti). Secondo: vedere Alfano e Verdini, eletti coi voti del centrodestra, battersi per salvare un governo di sinistra, così come Bersani e Bindi, eletti coi voti del centrosinistra, lavorare per fare cadere un governo del Pd, provoca uno sconcerto tale che allontana gli elettori dalle urne e ingrossa le file di Grillo. Terza osservazione. Se Renzi è disposto davvero a giocarsi la testa su una cosa simile significa che ha ragione chi sostiene la seguente tesi: il combinato tra riforma elettorale (premio alla lista) e riforma del Senato (senatori non eletti) è il modo con cui il giovane premier vuole impossessarsi del potere e blindarlo per i prossimi vent'anni.

Nei quali, conoscendolo, non farà prigionieri, ma taglierà teste sia tra gli oppositori interni al suo partito che tra gli utili idioti del centrodestra e dell'Ncd disposti ad appoggiarlo sperando di avere poi salva la vita. Che per loro non coincide con la dignità ma con poltrone e stipendi sicuri.

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