Renzi punta sul "modello Salis", il campo largo a guida riformista

L'ex premier: "Sinistra brava a riempire le piazze, ma poi perde". Ultimatum al governo sulla Rai

Renzi punta sul "modello Salis", il campo largo a guida riformista
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Per dimostrare la validità del "modello Genova" niente di meglio che puntare proprio sulla città della Lanterna per ospitare l'assemblea nazionale di Italia viva. Matteo Renzi inizia proprio dal capoluogo ligure la sua lunga rincorsa per ribaltare i risultati delle politiche del '22. Si sente pronto. E dice, davanti alla platea dei delegati, che il centrosinistra può vincere nel 2027. La ricetta? Semplice. "Basta seguire il modello Salis". Intendendo la neosindaca di Genova che è stata eletta grazie a un accordo di tutto il "campo largo" del centrosinistra. D'altronde l'evento genovese ha un titolo che più programmatico non si può: "Si può fare". "La coalizione che ha vinto a Genova con Silvia Salis è l'unico modello che ha funzionato. Genova è stato il modello in negativo nel 2015, non dimentichiamo che ormai dieci anni fa dalla Liguria partì la disgregazione del centrosinistra". Il riferimento è alla vittoria di Giovanni Toti contro Raffaella Paita nelle regionali liguri di dieci anni fa. L'attuale senatrice di Italia viva, infatti raccolse soltanto il 27% dei consensi, punita da una divisione a sinistra e nonostante la sua affermazione alle primarie contro Sergio Cofferati. "Abbiamo due elezioni che si sono svolte in questo territorio - ricorda Renzi -. Le regionali, dove non ci hanno voluto e il centrosinistra ha perso, e le comunali, dove c'eravamo anche noi e abbiamo vinto". Insomma, se si sta "tutti insieme si vince". Gli slogan ecumenici dell'ex premier, però, cozzano con le tante frecciatine che non risparmia al suo stesso campo (largo). "Se la sinistra fa la sinistra va tutto bene fin quando si tratta di riempire le piazze - sottolinea il leader di Italia viva - però non vince le elezioni".

Da qui alle prossime politiche Italia viva, quindi, si prefigge l'obiettivo di presidiare l'area riformista. Sotto la cui "tenda", spiega, non c'è spazio per i veti. Azione? "Nessun veto" ribadisce il leader di Italia viva che guarda anche a Forza Italia. "Chi votava Berlusconi non può stare con chi aumenta la pressione fiscale - afferma Renzi -, c'è un pezzo di destra di questo paese che non può essere contento del sovranismo che elogia i dazi che sono il contrario del liberalismo e del liberismo in politica economica. Dov'è finita quella destra lì?".

Sentendosi già in campagna elettorale Renzi lancia il "decalogo del buonsenso". Che altro non è che un decalogo di frecciate velenose alla premier ("non si scappa dalle domande in Parlamento, non si intercettano i giornalisti, non si usano gli aerei di Stato per i torturatori, non si mettono gli incapaci al governo nemmeno se ex cognati, non si usa il garantismo a giorni alterni", solo per citarne alcune).

Tra gli intervenuti, oltre a Renzi, si segnala anche Roberto Giachetti. La battaglia per il pluralismo dell'informazione nella Rai deve diventare una battaglia "in cui non si arretra". Il deputato nel suo intervento chiede anche che Renzi si faccia carico di sollevare con più forza la questione dello stallo in Commissione di vigilanza.

Richiesta che il leader di Italia viva raccoglie e attraverso la quale lancia un ultimatum alla coalizione di governo: "Bobo ha ragione. Se la maggioranza non ricomincerà a rispettare la legge e la Commissione di vigilanza, dovremo portare la richiesta di privatizzare almeno un altro canale Rai".

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