Renzi schiera il plotone per abbattere Gentiloni "La legislatura è finita"

Il presidente del Pd Orfini accelera sul voto. Alt degli azzurri: "Prima la legge elettorale"

Renzi schiera il plotone per abbattere Gentiloni "La legislatura è finita"

Matteo Renzi schiera il plotone di esecuzione per abbattere il governo Gentiloni. Il conto alla rovescia per staccare la spina all'esecutivo è partito. A far scattare il countdown è stato il presidente del Pd Matteo Orfini che ieri - in un'intervista al Corriere della Sera ha indicato, con un'invasione istituzionale senza precedenti, la strada per portare l'Italia al voto e chiudere l'esperienza dell'ex ministro degli Esteri a Palazzo Chigi. Il presidente dei democratici ha delegittimato l'esecutivo in carica, sottolineando come «la legislatura sia già terminata, politicamente, il 4 dicembre». Orfini è andato oltre le sue prerogative, arrivando fino ad ipotizzare due scenari: il voto a giugno in caso si giunga all'approvazione di una nuova legge elettorale ma se non dovesse esserci un accordo tra i partiti, si potrebbe, addirittura, anticipare la data del voto ad aprile con un sistema elettorale che tenga conto delle indicazioni che arriveranno dalla Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sull'Italicum il 24 gennaio.

Parole che segnano l'inizio di una manovra di accerchiamento e logoramento per Gentiloni sempre più isolato a Palazzo Chigi. L'intervista di Orfini è stata la risposta di Renzi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che - nel discorso di fine anno - ha provato ad allontanare lo spettro del voto anticipato, chiarendo un passaggio chiave: «Con regole contrastanti tra loro chiamare subito gli elettori al voto sarebbe stato, in realtà, poco rispettoso nei loro confronti e contrario all'interesse del Paese. Con alto rischio di ingovernabilità. Risolvere, rapidamente, la crisi di governo era, quindi, necessario sia per consentire al Parlamento di approvare nuove regole elettorali sia per governare problemi di grande importanza che l'Italia ha davanti a sé in queste settimane e in questi mesi». La riforma elettorale non è - secondo il capo dello Stato - l'unica missione per cui ha affidato l'incarico a Gentiloni. Un passaggio che Renzi non ha tollerato: l'ex capo del governo non ha alcuna intenzione di restare a lungo fuori dalla partita.

I renziani vogliono riprendersi la rivincita, dopo lo schiaffo della bocciatura della riforma Boschi al referendum del 4 dicembre. L'ex presidente del Consiglio sa che il tempo non gioca a suo favore, spinge il piede sull'acceleratore per trascinare gli italiani al voto. Il corto circuito politico istituzionale tra il segretario del Pd e il capo dello Stato rischia di legare le mani a Gentiloni, rendendo il suo governo ancor più debole. A far da scudo al presidente del Consiglio ci ha pensato l'alleato Ncd. Fabrizio Cicchitto ha definito «avventurista» l'ipotesi di Orfini. «Le tesi sulle elezioni subito sono contestabili per due ragioni di fondo: in primo luogo sulle leggi elettorali non si gioca a mosca cieca. Di conseguenza è indispensabile avere la sentenza della Corte e dopo di essa il Parlamento deve fare la sua parte e, come ha detto il Presidente Mattarella, uniformare le leggi elettorali della Camera e del Senato» ha commentato Cicchitto.

Ma il fuoco amico sul governo non si è fermato: Lorenzo Guerini, numero due del Pd, ha rilanciato l'ipotesi di Orfini, chiedendo «l'immediata convocazione di un tavolo di confronto, prima del verdetto della Consulta, per approntare la legge elettorale». I renziani accelerano: Forza Italia si allinea a Mattarella.

Renato Brunetta, capogruppo degli azzurri a Montecitorio, ha bollato come «patetico» l'intervento di Orfini e aggiungendo che «il Presidente della Repubblica ha detto con molta chiarezza che la legge elettorale va fatta in Parlamento, con il concorso di tutte le forze politiche e dopo la sentenza della Corte Costituzionale».

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