Dalla confusione, allo spaesamento, fino alla rabbia il passo può davvero essere molto breve. Ne sa qualcosa Matteo Renzi, segretario del Pd, timoniere di un Nazareno che sembra senza bussola. E senza le parole giuste per comunicare. Così tra un Filippo Sensi messo in disparte alla corte del sobrio Gentiloni e un Francesco Nicodemo in giro per l'Italia a presentare il suo libro «Disinformazia», nel Pd spadroneggiano i comunicatori «grillini». Tra cui il genovese Alessio De Giorgi, già attivista gay sposato con i «Pacs», che si definisce sul suo profilo Facebook «social media strategist» di Matteo Renzi. E la strategia è semplice: post «urlati», concetti fin troppo immediati, inviti a cliccare «mi piace» e condividere. Lo stile sembra preso in prestito da molti gruppi social vicini al Movimento Cinque Stelle, coordinati dalla Casaleggio Associati.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso si chiama «Pd 2018», una pagina arrembante che usa le grafiche ufficiali del partito. Ed ecco che le strategie cozzano e Renzi si arrabbia. Matteo Richetti, responsabile comunicazione della segreteria, è costretto a intervenire su Facebook il 5 ottobre: «Non so chi gestisca pagine come Pd 2018 e Democratici 2018, ma vorrei chiedere loro di considerare che la comunicazione del Pd ha decisamente un altro tono e un altro stile. E poi vorrei che il simbolo del Pd apparisse solo sui materiali ufficiali del Pd, senza che ci sia bisogno di diffide». La strigliata di Richetti è l'anticipazione della mossa che il segretario fa il giorno dopo, durante la direzione: «Noi non abbiamo nemici a sinistra», spiega Renzi. Nonostante una grafica al veleno contro D'Alema pubblicata dai sedicenti fan. Nel post, «Baffetto» viene etichettato come il distruttore del centrosinistra.
De Giorgi, il social media strategist, resta in silenzio. Più di qualcuno, ai piani alti del Nazareno, insinua: «Dietro c'è di nuovo lui». Già, perché a giugno scorso il nuovo mago renziano di Facebook era finito nell'occhio del ciclone per via della pagina «Matteo Renzi News» di cui era amministratore. Nel frattempo, molti tifosi del rottamatore difendono i comunicatori «grillini». Ma un utente, perplesso, commenta così la reprimenda di Richetti: «A me pare che state facendo tutto in famiglia». Altra pagina, nuova bufera. Il gruppo dei «Millennials Pd», capitanato dal giovane volontario Nicolae Galea, da lunedì comincia a pubblicare post su post.
Tutti basati sui titoli «gridati» e sul meccanismo «like e condividi». Puntuali, arrivano i richiami da parte dei dirigenti dem. Però, la rabbia di Renzi, è tutta nel messaggio di Richetti. Al «grande comunicatore» è sfuggito il giocattolo di mano.
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