Renzi sogna di ritornare a Palazzo Chigi "Ho avuto un ruolo, forse lo riavrò..."

L'ex premier bolla i 5s: «Cialtroni». Ma non farà un partito: «Fantapolitica»

Renzi sogna di ritornare a Palazzo Chigi "Ho avuto un ruolo, forse lo riavrò..."

Roma La tv può attendere, il core business di Matteo Renzi resta la politica. Sponda Pd, giusto per chiarire e spegnere le voci di chi lo vuole alla testa di un partito nuovo di zecca. L'ex premier ed ex segretario del Partito democratico torna a parlare in un'intervista sull'ultimo numero di Oggi. Non risparmia stilettate a chi è al governo e non lesina autocomplimenti alla sua esperienza a Palazzo Chigi, mentre sulle critiche ha ancora da lavorare. E sopratutto, come detto, bolla come «fantapolitica» il varo di un nuovo movimento, respingendo i rumors in merito. «Fare un nuovo partito - spiega al settimanale - non è una questione all'ordine del giorno. Roba da addetti ai lavori, fantapolitica». Insomma, il suo posto è ancora nel Pd, sempre che quel partito, che meno di 5 anni fa proprio con Matteo era arrivato a prendere il 40 per cento alle Europee e sembrava avere saldo nelle mani il governo del Paese esista ancora. Ormai le primarie, la corsa per la segreteria dem e i destini del partito sembrano questione di interesse ben poco rilevante per la stragrande maggioranza del Paese. Una caduta che ha dell'incredibile, e che è avvenuta di pari passo alla parabola discendente dell'ex sindaco di Firenze. Passato da quel 40 per cento già citato al tonfo del referendum e alla marginalizzazione. Ma ora, giura lui, pronto a «non mollare di un centimetro» e a tentare un rilancio, senza farsi troppo sedurre dalla prima esperienza come conduttore tv per il docufilm «Firenze secondo me». La nuova carriera è solo un gioco, la sua vocazione è salvare il Paese dai «cialtroni»: «Che farò dopo la tv?», dice Renzi a Oggi, «non mollo di un centimetro. Non lascio il futuro a quelli che contestano i vaccini e fanno i condoni, a quelli che dicono che la cultura non è importante, a quelli che fanno i sottosegretari alla cultura e si vantano di non aver mai letto un libro».

Lui invece resta «orgoglioso di aver fatto il premier per più di mille giorni», e di aver fatto «il presidente del consiglio e il segretario del partito politico che ha avuto il miglior risultato degli ultimi 60 anni». Ricorda gli allori, e per le sconfitte pazienza, l'unico errore che Renzi si riconosce e nell'aver «sbagliato a sottovalutare la vergognosa mole di fake news, fango e bugie che ci hanno buttato addosso». D'altra parte è «felice e contento delle cose che ho fatto, anche degli errori e dei limiti».

Quanto all'esecutivo gialloverde, l'ex premier spiega di «sperare» che «vadano bene», e di farlo perché da italiano «spero che i risultati li portino a casa». Ma il giudizio non è lusinghiero. «Penso che siano dei cialtroni». A Di Battista, che aveva definito «golpista» l'ex presidente Usa Obama poco prima di Natale, Renzi ripete il consiglio di «farsi vedere da uno bravo, ma molto bravo». A Salvini rimprovera l'incontro con l'ultrà interista.

E guardandosi indietro, al no al referendum in particolare, più che alla sua caduta pensa «all'occasione persa dall'Italia», proprio nel giorno in cui scelse «di rimanere non più al governo, ma di restare in campo». Pronto, magari, a tornare. «Ho certamente avuto un ruolo e forse lo riavrò. Vedremo». Sempre che il Pd sopravviva.

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