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Renzi vuole il ministero per gestire i fondi Ue

Bettini spinge i segretari al governo. L'ex rottamatore ambisce al dicastero dei Rapporti con la Ue. Zingaretti preferirebbe tenere aperte più porte

Renzi vuole il ministero per gestire i fondi Ue

Goffredo Bettini, una delle voci più ascoltate nella maggioranza giallorossa, sentenzia: «Finita l'emergenza dobbiamo ricostruire il Paese dentro l'Europa e nessuno deve fare un passo indietro a partire dai leader della maggioranza».

È un appello rivolto ai leader delle forze politiche che sostengono il governo Conte a mettersi in gioco. Un messaggio che ha due destinatari: Matteo Renzi e Nicola Zingaretti, rispettivamente capi di Italia Viva e Pd. È giunta l'ora di metterci la faccia. Anche perché Roberto Speranza, leader di Leu, e Luigi Di Maio, capo politico di fatto del Movimento Cinquestelle, già sono al governo.

Tra Renzi e Zingaretti chi valuta concretamente l'opzione di farsi un giro sulla poltrona di ministro è il Rottamatore. L'ex presidente del Consiglio sta riprendendo confidenza (due incontri a Palazzo Chigi con il premier Conte) con le stanze del governo. Renzi non esclude l'ingresso nell'esecutivo in un eventuale rimpasto. Il senatore di Scandicci avrebbe già in mente il ruolo: la guida del ministero per gli Affari europei al posto di Enzo Amendola. La casella della Farnesina è già occupata da Luigi di Maio. Si vira sulla poltrona di Amendola. Per Renzi la guida degli Affari europei sarebbe un'idea accattivante. Soprattutto se dovesse passare la proposta, circolata nelle ultime ore, di affidare al ministero retto dal dem Amendola, la delega sul Recovery fund. Un incarico di peso sul piano europeo con una borsa carica di soldi. Renzi sta sondando il terreno con i fedelissimi. Anche se per ora non esce allo scoperto. Anzi fa trapelare la classica velina: «Prima l'agenda, poi la squadra. Il rimpasto è solo uno stucchevole chiacchiericcio». «Italia viva - spiega Renzi ai senatori del partito - resta impegnato su tre priorità: la distribuzione del vaccino, la ripresa economica con un Recovery Plan che sia serio e non un insieme di micro interventi, la centralità della scuola e dei luoghi della cultura».

L'ex presidente del Consiglio si mostra deciso: «Andiamo avanti sui temi, teniamo la barra dritta. Vedrete che anche stavolta finiranno con il seguire la nostra agenda».

Nicola Zingaretti è perplesso sull'opzione di sedersi al tavolo del governo. Ma il segretario potrebbe essere costretto da un appello all'assunzione di responsabilità in una fase delicata per l'Italia. L'ingresso del leader dei democratici nell'esecutivo, al contrario di Renzi, avrebbe contraccolpi. In prima battuta, si aprirebbe anticipatamente la corsa per la guida della Regione Lazio: l'esito non è affatto scontato. Il centrodestra potrebbe sfrattare con tre anni di anticipo il centrosinistra dalla guida della Regione. E poi Zingaretti si precluderebbe anche un'ipotetica corsa al Campidoglio nel 2021. Impegno che per ora il segretario esclude. Ma si sa, col passare delle settimane, la tentazione potrebbe crescere.

E poi gli ex renziani, rimasti nel Pd, non aspettano altro per chiedere il congresso e l'elezione di nuovo segretario.

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