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Renzi zittisce i suoi pasdaran «De Gennaro non si tocca»

Dopo le accuse di Orfini il premier difende il numero uno di Finmeccanica: «Piena fiducia» Il Pd «dimentica» Sabella, assessore a Roma ed ex responsabile della caserma di Bolzaneto

Renzi zittisce i suoi pasdaran «De Gennaro non si tocca»

A lla fine ha rotto il silenzio, che evidentemente non nascondeva chissà quali strategie, ed è intervenuto per confermare la fiducia del governo a Gianni De Gennaro, presidente di Finmeccanica dal luglio del 2013. Il premier Matteo Renzi ha zittito così il presidente del Pd Matteo Orfini che, dopo la condanna contro l'Italia emessa dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo per il blitz della polizia nella scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, quando De Gennaro era capo della Polizia, ha fatto scoppiare un caso politico con un tweet in cui definiva «vergognoso» che De Gennaro fosse a capo del primo gruppo industriale italiano.

Anche se il Pd ha subito preso le distanze da Orfini, ritenendo la sua una considerazione personale, l'iniziale silenzio di Renzi aveva fatto pensare che il premier ne condividesse invece il senso e che volesse prendere le distanze dal presidente di Finmeccanica. Invece no, Renzi non molla De Gennaro. Che del resto lui stesso aveva riconfermato ai vertici della holding dopo la sua assoluzione al processo per i fatti di Genova, ma lo difende rinnovandogli con convinzione la fiducia: «Oggi sarebbe assurdo e inutile aprire una discussione su questo - sostiene - per rispetto di Finmeccanica e dei suoi azionisti. Il governo non ha alcun dubbio sulla qualità e sulla competenza di De Gennaro». Per il premier le responsabilità di quanto accaduto durante il G8 vanno cercate altrove: «Mi piacerebbe che quando si parla di responsabilità si parlasse di quella della politica, perché è facile attribuirla alle forze dell'ordine o ai manifestanti. Talvolta vorrei che anche i politici se le assumessero certe responsabilità». E tornando sui tragici episodi della Diaz rilancia sul reato di tortura: «Ciò che è accaduto attiene ad una pagina nera della storia del nostro Paese, ma se vogliamo affrontarla guardando al futuro la cosa più logica credo sia l'introduzione del reato di tortura». Ma neanche la fiducia di Renzi a De Gennaro fa fare retromarcia a Orfini: «Resto della mia idea: il cambiamento che il Pd sta promuovendo nel Paese non dovrebbe fermarsi di fronte alla porta dei soliti noti». Il senatore Pd Massimo Muchetti invita De Gennaro «a tenere duro» e ricorda che «fu il presidente Giorgio Napolitano a volere De Gennaro in Finmeccanica». Si chiede inoltre come si possa ritenere vergognosa la sua nomina per le violenze di Genova per le quali non ha responsabilità penali e poi «tacere sul rinvio a giudizio per la strage di Viareggio dell'ad della stessa società, Mauro Moretti».

Ma la polemica su De Gennaro non è l'unica, perché c'è un'altra vicenda fotocopia che rischia di creare un nuovo caso politico, sui cui puntano centrodestra e M5S. È quella che investe Alfonso Sabella, l'ex procuratore antimafia a Palermo oggi assessore alla Legalità del Comune di Roma. All'epoca del G8 Sabella era responsabile della caserma di Bolzaneto, dove sono avvenuti pestaggi e violenze sui manifestanti arrestati. E per questo finì sotto inchiesta, accusato di abuso d'ufficio e di abuso di autorità, prima che la sua posizione vennisse archiviata. Ma ora Orfini, se non vuole essere accusato di usare due pesi e due misure, dovrebbe scandalizzarsi anche per la storia di Sabella e per l'incarico affidatogli dal sindaco Pd Ignazio Marino. Invece sull'assessore neppure un tweet . A chi, come Ncd e grillini, chiede le sue dimissioni, Sabella ricorda di «essere stato l'unico del G8 che non solo ha rinunciato alla prescrizione, ma si è anche opposto alla richiesta di archiviazione, dicendo “indagate su di me perché non ci siano ombre”».

di Patricia Tagliaferri

Roma

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