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Resa dei conti nel Pd, Renzi: "Il referendum sarà cruciale"

Prima riunione del Pd dopo il flop alle comunali. Renzi ammette: "È una stagione difficile". E punta tutto sul referendum: "Se vince il 'no' lascio e sarà la fine della legislatura". Bersani lop avverte: "Così andrà a schiantarsi"

Resa dei conti nel Pd, Renzi: "Il referendum sarà cruciale"

"Il referendum è cruciale non per il destino di qualcuno ma per il futuro della credibilità della classe politica". Matteo Renzi lo mette in chiaro sin dall'inizio. Subito dopo aver invitato i ribelli piddini a non esagerare nello sbandierare ai quattro venti i propri mal di pancia nel confronti del premier che, poi, è anche il segretario del partito. Un doppio ruolo che a molti inizia a stare stretto. Ma la minoranza dem può sbraitare quanto vuole. Perché tanto, ed è il succo dell'intervento di Renzi, dalla poltrona non lo schioda nessuno. A meno che non siano gli italiani a deciderlo. "Se vince il fronte del 'no' io lascio - mette in chiaro - e sarà anche la fine della legislatura".

La resa dei conti dopo il flop alle comunali

Renzi si presenta in direzione dopo il clamoroso flop le amministrative che ha visto il Movimento 5 Stelle portar via al Pd i Comuni di Roma e Torino. E, se come segretario deve affrontare il crollo dei consensi del proprio partito, da presidente del Consiglio è chiamato a dare risposte concrete in un momento storico segnato dalla Brexit e dal terrorismo islamico. Il tutto a pochi mesi dal referendum sulle riforme costituzionali che deciderà anche il futuro del governo. "È una stagione difficile ed entusiasmante quella che ci aspetta - dice Renzi - e io sono convinto che per il Pd ci sarà un futuro da protagonista e non da comparsa". Non tutto il partito, però, è pronto a scendere al suo fianco. Prima che iniziassero i lavori, Pier Luigi Bersani l'ha invitato a farsi una dose di umiltà: "Non puoi dirigere il traffico senza vedere cosa ci ha portato fin qua". Ma a chi lo consiglia di stare attento a "non andarsi a schiantare", Renzi gli risponde con un documento programmatico in otto punti.

La sfida sul referendum costituzionale

Per difendere le ragioni del "sì" al referendum di ottobre, Renzi fa scorrere in direzione il video del discorso con cui Giorgio Napolitano aveva accettato il secondo mandato da presidente della Repubblica legandolo alla riforma della Costituzione. "Voi avete applaudito, io applaudivo da palazzo Vecchio - ricorda Renzi - quando Napolitano chiedeva di superare il bicameralismo paritario, ridurre i costi della politica e fare ciò che noi abbiamo realizzato dopo sei letture parlamentari". Il Paese, però, non è contento della riforma partorita. Stando all'ultimo sondaggio di Euromedia Research, il fronte del "no" sarebbe al 54,1%, mentre il "sì" non arriverebbe al 46%. Qualora dovesse finire così, Renzi ha già messo in chiaro che farà un passo indietro: "E sarà anche la fine della legislatura".

Il braccio di ferro sul doppio ruolo

Nel Pd a scatenare i mal di pancia non è soltanto la riforma costituzionale. Il flop elettorale ha, infatti, armato la minoranza sempre più contraria all'accentramento del doppio ruolo (presidente del Consiglio e segretario del partito) nelle mani di Renzi. Che, però, non è disposto a mollare la poltrona tanto facilmente: "Questo partito non è un partito personale, non è mio. Non appartiene ad un commercialista, al suo fondatore e a suo nipote - aggiunge - è scalabile. L'ho dimostrato io e lo dimostrerà chi verrà dopo di me". E se la prende con chiusa la strategia del Conte Ugolino: "Chiarito dove vogliamo andare deve essere chiaro che la stagione in cui si diverte ad abbattere i leader nel Pd è finita".

Quindi lancia una sfida a chiunque voglia prendere il suo posto alla guida del partito: "Se volete che io lasci, convocate un congresso e, se possibile, vincetelo. Se volete chi si scinda il ruolo di premier e di segretario, proponete una modifica regolamentare. In ogni caso - conclude - io sarà al fianco del vincitore".

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