Cronaca nera

Resinovich senza pace. Il corpo sarà riesumato

La Procura sembra non credere più al presunto suicidio. La donna era stata trovata morta due anni fa in un bosco

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Due buste di plastica strette sulla testa. Il corpo chiuso in sacchi neri della spazzatura, uno dall'alto, uno dal basso. È stata trovata così Liliana Resinovich di 63 anni, nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, a poca distanza dalla sua abitazione di via Verrocchio, a Trieste, venti giorni dopo la sua scomparsa avvenuta il 14 dicembre del 2021. Strano modo per togliersi la vita, ma nonostante ciò il caso viene archiviato come suicidio. La Procura, adesso, dispone la sua riesumazione per accertamenti irripetibili. A disporre nuovi esami il pm Maddalena Chergia. Nonostante le indagini della squadra mobile non avessero trovato elementi che indicassero tracce di un ipotetico assassino, il primo a non credere al suicidio è il gip Luigi Dainotti che a giugno, demolendo la ricostruzione dei colleghi e rigettando l'archiviazione, dispone l'ispezione a carico di ignoti per omicidio volontario. Secondo il gip sono almeno 25 i punti da chiarire sul giallo di una morte a dir poco sospetta. «Mia sorella non si sarebbe mai uccisa - afferma il fratello Sergio Resinovich -. Per me la tesi del suicidio non è valida. È un momento doloroso ma non mi fermo. Voglio sapere cosa è successo a Liliana». «Il pm - scrive la Procura in una nota - ha stabilito, per una data che si colloca alla fine del mese, la convocazione innanzi a sé degli esperti chiamati a svolgere tali delicate operazioni, dandone debito avviso ai prossimi congiunti della deceduta e ai rispettivi difensori».

Un collegio di esperti chiamati a esaminare il corpo della Resinovich, «procedura opportuna» per la consulente, l'antropologa forense Cristina Cattaneo. Il cadavere, rinvenuto dopo tre settimane di ricerche, non presentava segni evidenti di violenza. Sul posto non erano stati trovati indizi che potessero far pensare alla mano di uno o più assassini e nel febbraio scorso la Procura decide per l'archiviazione, cui si oppone fermamente il gip Dainotti. La superperizia dovrà stabilire innanzitutto la data della morte, avvenuta tra il 14 dicembre 2021 e il 5 gennaio 2022, attraverso il prelievo del midollo osseo con una valutazione della cellularità. Un tentativo estremo visto che sono trascorsi due anni dalla morte della donna. «Per me è importante che il corpo di Liliana possa dare delle risposte - commenta il marito, Sebastiano Visintin - perciò non mi oppongo alla riesumazione. Spero che la dottoressa Cattaneo possa avere delle risposte. Dopodiché aspetto il nulla osta per cremare Liliana, questo è quello che mi interessa di più».

La Procura aveva escluso anche la segregazione della vittima, individuando il momento della morte in un arco temporale di pochi giorni dalla scomparsa. Nuove indagini, insomma, sia sul corpo di Liliana che sui cellulari, account social e pc di tutte le persone coinvolte, dal marito a Claudio Sterpin, uomo cui la Resinovich era legata affettivamente.

E, soprattutto, nuove comparazioni di Dna e interrogatori nella cerchia di parenti e amici della donna.

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