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Riabilitato il sindaco: il suo ko aprì le porte al M5s

Parma, Vignali si dimise nel 2011 per le accuse inesistenti dei pm. Dopo di lui vinse Pizzarotti

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Much ado about nothing, Molto rumore per nulla, o come sintetizza lui «un colpo di spugna», che restituisce serenità ma non il tempo perduto. Pietro Vignali, sindaco di Parma fra il 2007 e il 2011, ha ottenuto la riabilitazione dal Tribunale di sorveglianza di Bologna. Tempi record, dopo l'archiviazione di un procedimento dai tempi, invece, biblici, che si è trascinato per quasi 10 anni, prima di giungere a un nulla di fatto, cancellando anche un patteggiamento che l'ex primo cittadino aveva richiesto nell'ambito dell'inchiesta Easy money che aveva decapitato i vertici cittadini, aprendo la via, prima al commissariamento poi all'ascesa dei Cinque Stelle con Federico Pizzarotti, prima maniera, in versione grillina. Vignali era stato indagato per abuso d'ufficio, trascinato in un vortice che aveva portato in carcere 15 persone del Comune. Lasciò una sera di fine settembre 2011: al teatro Regio inaugurava il festival Verdi con Un ballo in maschera. Disse: «Pago per colpe non mie». Ora la riabilitazione, che secondo una ricerca in Italia si ottiene solo nel 3,5% dei casi.

Vignali può riprendere in mano la sua vita. Da allora mai una parola fuori posto, il ritorno alla professione di commercialista. In città non lo si vedeva spesso: lo stesso ciuffo elegante ma lo sguardo profondo e triste per quell'enfant prodige del centrodestra. Allora Parma pensava in grande con progetti ambiziosi, avviati dalle giunte precedenti, dal metrò, poi stralciato, all'ampliamento delle zone residenziali. Intanto, dal 2005, era arrivata l'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare, un colpo assestato in tandem col governo Berlusconi, quando Vignali, già assessore, studiava da leader. Erano gli anni del Quoziente Parma a favore delle famiglie più deboli, della Carta contro la microcriminalità, di una mostra per ammirare la cupola di Correggio in Duomo da vicino. Un evento blockbuster che molti rimpiangono oggi tra le tante proposte della città capitale della cultura anche nel 2021, post Coivd.

«L'inchiesta paralizzò la città», ricorda Vignali, con accuse su un debito monstre, l'avanzata del Movimento con il new deal della più totale ortodossia grillina. Decrescita infelice, gogna mediatica e una magistratura che si prendeva la scena. Dettaglio non da poco: lo stesso procuratore di Parma, Gerardo Laguardia, che proprio su Vignali indagò, raggiunta la pensione, decise di candidarsi per il Pd nel 2017, ma perse contro l'ormai ex grillino Pizzarotti bis. «Fui sorpreso ricorda Vignali - di un arbitro che indossa la maglia di giocatore, ma oggi non cerco vendette, prendo atto delle parole della pm Dal Monte che ha parlato di errori investigativi e ha confermato che non c'è stato alcun reato».

In queste settimane in molti gli hanno chiesto se abbia nostalgia della politica: «La seguo, le ho dedicato 13 anni della mia vita. Resta una grande passione».

Una passione diventata quasi una via Crucis.

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