«Situazione apocalittica», dice il capo della Protezione civile, uno non certo facile a impressionarsi. E dire che cent’anni fa, esattamente come oggi ed esattamente in queste terre venete oggi martoriate, i nostri soldati innalzavano definitivamente e irreversibilmente il tricolore come simbolo di vittoria e di unità nazionale. Era il 4 novembre 1918, un lunedì, e a Vittorio Veneto, dopo l’ennesima battaglia contro gli austroungarici finiva la Prima guerra mondiale. Oggi, da queste parti, c’è poca voglia di festeggiare. L’apocalisse non ha più i rumori dei cannoni nemici ma quello della natura violenta e ingrata. Certo, ingrata. Perché se c’è una comunità che la natura l’ha protetta e coccolata, se c’è un popolo orgogliosamente radicato alla sua terra, è questa gente che cent’anni fa fece l’Italia ma che dell’Italia non si è mai fidata fino in fondo. E non a torto. «Siamo in ginocchio», ha detto il governatore Zaia - uno dei migliori amministratori in circolazione - ed è la pura verità, anche se va declinata. I veneti, la storia insegna, non si vergognano di stare in ginocchio, ma solo davanti a Dio.
Con gli umani la loro schiena è diritta come un fuso e immaginiamo lo sarà anche stavolta nei confronti di un governo che appare lontano da questo dramma, tutto preso a litigare sull’inutile reddito di cittadinanza e più interessato al futuro della prescrizione che a quello del Cadore. Oggi, 4 novembre, ricordiamo che il Veneto è l’Italia. Ma, vorrei sbagliarmi, l’Italia si dimentica che il Veneto è stato il baluardo martire della sua esistenza. Dov’è il premier Conte, dove sono Di Maio e financo Salvini? Ho in mente un’immagine e capisco che ricordata da me, direttore di un giornale di proprietà della sua famiglia, possa essere equivocata. È quella del presidente Silvio Berlusconi con il casco da pompiere in testa aggirarsi dando ordini tra i paesi devastati dal terremoto dell’Aquila, chinarsi sulle mappe circondato da tecnici e soccorritori per coordinare gli aiuti, convocare Consigli dei ministri straordinari per stanziare soldi e risorse.
Era l’immagine che in quelle ore e in quei giorni nulla contava di più per l’Italia tutta che risolvere quell’emergenza al meglio possibile. Questo governo non solo non ha testa, non ha anima né cuore. Al diavolo redditi di cittadinanza e prescrizioni, occupatevi dei veneti o passerete alla storia per quello che siete. Dei cialtroni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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