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"Ridateci le nostre case. Ora sbloccare gli sfratti"

I proprietari immobiliari in piazza a Milano. Sforza Fogliani: "Tante imposte senza tregua"

"Ridateci le nostre case. Ora sbloccare gli sfratti"

Sono migliaia i piccoli proprietari immobiliari che vivono la paradossale situazione di dover pagare le tasse e le spese di un appartamento di proprietà, occupato da inquilini che non pagano da anni. Trovandosi a volte senza una casa in cui stare di cui pagano le spese, senza percepire alcuna rendita, e per di più pagando le imposte.

Una condizione tutta italiana, dal momento che, come sottolinea Corrado Sforza Fogliani, presidente dell'Ufficio studi di Confedilizia, «in altri Paesi, come in Germania i beni sono tassati in base a quello che rendono, mentre qui si paga indistintamente per immobili che non rendono nulla. Non solo, non era mai successo nella storia d'Italia che il blocco dell'esecuzione dei rilasci si estendesse alla morosità, un blocco molto grave al limite del rispetto del diritto alla proprietà privata».

Il tema è, appunto, il congelamento delle esecuzione degli sfratti, prorogato al 30 giugno, che costringe molti proprietari di appartamenti a vivere da parenti e amici perché privati di quella piccola rendita, costruita con tanti sacrifici, che avrebbe garantito un sostentamento in questo momento di estrema crisi, accollandosi per altro le spese di gestione. C'è chi nella propria casa, a volte l'unica, non ci è nemmeno mai potuto entrare.

Dopo aver scritto invano al governo, ai parlamentari, al presidente della Repubblica, senza ricevere risposta, ieri hanno protestato in piazza Scala a Milano i rappresentanti di «Rivogliamo la nostra casa», movimento spontaneo che conta circa 1800 iscritti di tutta Italia per chiedere, di nuovo, al governo il «riconoscimento di un diritto costituzionale». In mano una sentenza esecutiva di sfratto nei confronti di inquilini morosi, ottenuta in epoca pre Covid, in alcuni casi addirittura 3 o 4 anni fa, che non può essere eseguita per il cosiddetto «blocco degli sfratti». E che nei fratti diventa «una tutela degli inquilini morosi, che non distingue per altro tra chi è moroso incolpevolmente, ovvero per l'emergenza sanitaria di fatto non è nelle condizioni di pagare l'affitto, e chi, invece, ha deciso di approfittare della situazione e di non pagare, sapendo di essere protetto dallo Stato» il discorso. «Non si può pensare che i proprietari sostituiscano il welfare, noi ci siamo sobbarcati il costo della crisi per oltre un anno e mezzo, adesso basta» ripetono. «Non si capisce come mai - si interroga Sforza Fogliani - tutte le categorie produttive abbiano ricevuto una forma di ristoro e i proprietari immobiliari no, anche se stanno sostenendo, in parte, il peso della crisi. Eppure ci sono oltre 2mila appartamenti di edilizia economica e popolare vuoti, che potrebbero ospitare gli inquilini indigenti sfrattati. Non solo, il governo Draghi ha respinto l'emendamento al decreto Milleproroghe, che anticipava al 31 marzo il blocco degli sfratti e su cui era stato raggiunto un ampio accordo politico, senza particolari giustificazioni».

Arrivati alla scadenza del 30 giugno il timore, bene fondato degli oltre 2 milioni di amministratori, è che i tempi per l'esecuzione delle sentenze si allunghino ulteriormente per l'«effetto imbuto» della macchina della giustizia.

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