Rifiuti, altri guai per Muraro: intrallazzava con le coop

L'assessora avrebbe parlato con Buzzi sulle sorti di un appalto da lui stesso vinto. «Dimettermi? Mai»»

Anna Maria Greco

Roma Difendere l'assessora Paola Muraro per salvare la sindaca Virginia Raggi, o spingerla alle dimissioni con lo stesso obiettivo? I dubbi aumentano nel M5S, dopo la pubblicazione della conversazione intercettata il 20 settembre del 2013 tra l'allora consulente dell'Ama e Salvatore Buzzi, imputato di punta del processo Mafia Capitale, con l'ex Nar Massimo Carminati.

Nei brogliacci ci sarebbero almeno altri due colloqui tra i due, sempre sull'appalto da 21,5 milioni di euro per la raccolta dei rifiuti cui era interessato il consorzio Cns di Bologna, di cui Buzzi era consigliere di vigilanza. Dalla Procura di Roma confermano ufficiosamente che la Muraro non è coinvolta nell'inchiesta e le telefonate non sono state trascritte perché non penalmente rilevanti, ma certo confermano che l'attuale responsabile comunale all'Ambiente era influente ben più di una semplice consulente, come ha ripetuto l'ex presidente dell'Ama Daniele Fortini. E non si può escludere che i colloqui possano assumere un peso diverso, negli sviluppi delle indagini. La Procura sta approfondendo anche i rapporti tra l'assessora e Manlio Cerroni, il re delle discariche. Sempre per Fortini il filone sull'impianto di Rocca Cencia potrebbe chiamare in causa la Muraro. Che dovrebbe essere ascoltata dai pm, come testimone, su costi e procedure riguardanti il tritovagliatore di Cerroni. Poi c'è l'istruttoria aperta dall'Anac sulla gestione dei rifiuti.

La posizione politica dell'assessora appare già molto precaria. E il direttorio comincia a pensare ad un piano B, pur continuando ufficialmente a sostenere l'assessora.

Lei sfoggia sicurezza e ai giornalisti che le chiedono se ha pensato alle dimissioni risponde: «Non ho nessuna intenzione di dimettermi. Mai pensato, assolutamente mai. Le telefonate con Buzzi possono pubblicarle tutte. I giornali basano gli articoli sul nulla, sono serenissima, mai entrata in Mafia Capitale».

La Muraro si trova proprio nella sede dell'Ama, dove entra per la prima volta il neo amministratore unico Alessandro Solidoro, che ha sostituito Fortini. C'è anche l'assessore al Bilancio Marcello Minenna, che secondo le indiscrezioni il Direttorio Cinque Stelle ha indicato alla Raggi come fidato consigliere, al posto di personaggi estranei al Movimento come Marra e Romeo.

Per ora, i pentastellati ripetono, come fa il capogruppo del M5S in Campidoglio Paolo Ferrara: «Noi ci fidiamo dei magistrati e non dei giornali.Per il momento, mi sembra, non hanno rilevato nulla. Di cosa stiamo parlando?». E se la Muraro dovesse essere indagata? «Qui si va avanti sempre con i se fosse- risponde lui-, vedremo giorno per giorno cosa succederà. Ma non credo che qualcosa succederà».

Il Movimento replica anche su Twitter agli attacchi violenti dei Dem: «In Mafia Capitale decine di Pd indagati e arrestati. Nessun cenno all'assessore all'ambiente Paola Muraro. Crediamo alla magistratura, non ai giornali di partito».

Il martellamento delle opposizioni che chiedono le dimissioni, però, continua. Da Fi a FdI insistono e l'azzurro Francesco Giro assicura: «Se le mie fonti pentastellate sono buone, e credo di sì, la decisione di Grillo è già presa: Muraro fuori e interim dell'Ambiente alla sindaca Raggi. Questione di ore».

Dà una mano a Raggi e alla Muraro l'ex ministro all'Ambiente Corrado Clini: «Ridicolo che la responsabilità della situazione sia della sindaca appena eletta o dell'assessora. Il nodo sta nella mancata piena utilizzazione degli impianti esistenti e nei ritardi delle autorizzazioni di quelli nuovi».

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