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Via alla riforma dei balneari: gare per le spiagge nel 2024. Il Pd si scaglia contro la Lega

Insomma, la toppa peggiore del buco. Il governo ha messo mano allo spinosissimo tema delle concessioni balneari. E ne è venuto fuori un maremoto

Via alla riforma dei balneari: gare per le spiagge nel 2024. Il Pd si scaglia contro la Lega

Insomma, la toppa peggiore del buco. Il governo ha messo mano allo spinosissimo tema delle concessioni balneari. E ne è venuto fuori un maremoto. Nuove norme che, in breve, prevedono lo stop al regime di proroga. La deadline è il 31 dicembre 2023, dopodiché, dal 1° gennaio 2024 tutte le concessioni balneari saranno messe a gara e partiranno nuove assegnazioni.

Il governo non fa altro, quindi, che confermare la sentenza del Consiglio di Stato del 20 ottobre che boccia la proroga di quindici anni - fino al 2033 - stabilita dal governo Conte I, in quanto non compatibile con la direttiva europea Bolkestein e con le due procedure di infrazione incassate dall'Italia per la sua ripetuta violazione. L'Europa ha più volte rimbrottato l'Italia per proroghe troppo lunghe che metterebbero a rischio il principio di concorrenza.

Il Cdm ha anche approvato un disegno di legge che prevede una delega al governo per l'adozione, entro sei mesi «dall'entrata in vigore della presente legge», di uno o più decreti legislativi per «riordinare e semplificare la disciplina in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali». In quei decreti il governo dovrà definire anche il numero massimo di concessioni di cui può essere titolare, in via diretta o indiretta, uno stesso concessionario. Nonché «la definizione di criteri uniformi per la quantificazione dell'indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante».

Testo agile, pochi articoli e volutamente vaghi. Lo scopo è agganciarlo alla legge delega sulla concorrenza in discussione al Senato. L'intento è quello di mettere a gara le concessioni balneari, ma a patto che sia garantita «la tutela degli interessi legittimi» degli imprenditori che hanno investito in questi anni sul bene demaniale. La mossa del governo mira a contrastare quella di Fratelli d'Italia che invece prevede l'esclusione di balneari e ambulanti dall'applicazione della Bolkenstein. Mario Draghi vuole scongiurare l'incidente parlamentare. Non vuole vedere la sua maggioranza soccombere sotto i colpi della mozione FdI che protesta: «Questo il primo atto di un esproprio ai danni di trentamila imprese balneari che avrà durissime conseguenze economiche e sociali commenta il presidente Giorgia Meloni -. Il provvedimento di oggi non c'entra nulla con l'entità dei canoni, il costo di un lettino o la cementificazione delle coste. È soltanto un vergognoso regalo alle multinazionali straniere, che colpisce migliaia di imprese italiane che hanno investito». La maggioranza si trova adesso molto divisa: da un lato Lega e Forza Italia favorevoli sì ad una riforma complessiva ma senza penalizzare tutte quelle aziende che finora hanno speso e usufruito degli spazi sul demanio pubblico. Il Movimento Cinque Stelle felice di arrivare al più presto alle gare pubbliche e il Pd che invita ad affrontare la questione «senza guerre ideologiche».

È ottimista il senatore Gian Marco Centinaio, sottosegretario Mipaaf e capo dipartimento Turismo e Agricoltura della Lega che auspica che adesso il testo approvato dal Cdm possa «cambiare e migliorare in Parlamento. L'auspicio è farlo insieme al resto del centrodestra: è prioritario tutelare lavoro, investimenti e sacrifici di imprenditori e lavoratori balneari». Il che manda su tutte le furie i dem: «Inaccettabile che la Lega, dopo aver approvato un testo in cdm, un minuto dopo comincia il lavoro per disconoscerlo», tuona il deputato Pd Emanuele Fiano. Per il coordinatore nazionale Fi, Antonio Tajani: «Occorre trovare un accordo anche a livello europeo, parlando con Bruxelles. C'è il rischio che con le aste si affaccino imprese legate alla mafia italiana, russa, cinese».

Ed ecco partorita una decisione un po' pasticciata che fa infuriare la categoria. «Siamo sotto attacco, Palazzo Chigi sta mettendo in liquidazione le spiagge italiane», tuona il presidente di Assobalneari, Fabrizio Licordari.

Il Comitato dei balneari italiani annuncia una manifestazione nazionale il 22 febbraio a Bologna: «Faremo una dura battaglia in tutte le sedi istituzionali, non permetteremo che siano svendute le nostre imprese alle multinazionali del settore».

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