Riforma elettorale, è stallo alla Camera. Ma il Pd la vuole davvero?

Il Pd: "Abbiamo deciso di andare avanti, l'accordo fatto tra i quattro partiti sul tedesco ha ancora la sua validità". Ma in Commissione è stallo

Riforma elettorale, è stallo alla Camera. Ma il Pd la vuole davvero?

Dopo la pausa estiva il parlamento torna a occuparsi della riforma elettorale. I capigruppo della Camera domani si riunirano per stilare il calendario dei lavori per l'approvazione del testo di legge. Il problema principale, però, sono le posizioni ancora distanti tra le forze politiche. E al momento siamo allo stallo in commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Toccherà quindi alla presidente Laura Boldrini e alla Giunta per il regolamento tentare di sbrogliare la matassa e sciogliere il nodo sul Trentino Alto Adige, dopo che un voto segreto lo scorso giugno ne ha modificato il sistema elettorale e il numero dei collegi. Modifica inaccettabile per Svp, che ha minacciato di uscire dalla maggioranza di governo. Con conseguente impasse del Pd, che ora chiede tempo e nuova "istruttoria" per capire come poter risolvere il problema. Altrimenti, è la posizione netta dei dem, non si può andare avanti sulla riforma elettorale perché, mettono in chiaro sia il capogruppo Ettore Rosato, che il relatore Emanuele Fiano, "per noi si tratta di un problema politico", la questione posta da Svp "è per noi invalicabile". La posizione del Pd fa infuriare le opposizioni, che parlano di "pretesti", di atteggiamento "inqualificabile", di possibili "espedienti" per bloccare ogni tentativo di riformare la legge elettorale.

Il Pd oggi si è detto disponibile a riprendere il confronto ma, come ha ricordato il presidente dei deputati dem, Ettore Rosato, "bisogna sciogliere il nodo sul numero dei collegi e quindi superare "l’impasse che si è creato con la votazione a giugno scorso" nell’aula della Camera sul numero dei collegi in Trentino Alto Adige "viziata da molti elementi". "Questo perché il parlamento ha l’esigenza di lavorare ed esprimersi su questi temi e non può essere ingessato sul numero dei collegi, non è ragionevole".

Si fa subito sentire anche la minoranza Pd, che plaude all’unanimità raggiunta in ufficio di presidenza del gruppo dem sulla necessità di andare avanti sulla legge ripartendo dal proporzionale alla tedesca, ma ricorda che servono delle "modifiche sostanziali, come il premio di maggioranza alla coalizione". A spiegarlo è il coordinatore dell’area Orlando, Andrea Martella."Abbiamo da sempre detto che vogliamo una legge elettorale che garantisca governabilità e maggioranza omogenee e per noi è opportuno che si trovi il più largo accordo possibile, ma non sono accettabili pretesti da parte di nessuno".

Protestano le opposizioni

"Il Pd ha deciso che alla Camera non vuole andare avanti - dice Ignazio La Russa (FdI) -. Stanno decidendo se andare avanti al Senato o affossarla del tutto. Venire a dire che si riparte solo se si ritorna a regalare seggi al Svp in cambio di un appoggio al Governo, imbrogliando, vuol dire questo".

Alfredo D'Attorre (Mdp), al termine dell'ufficio di Presidenza della commissione Affari costituzionali va giù pesante: "Il Pd usa una scusa che non sta in piedi. Lo dica chiaro al presidente Mattarella e si ponga fine a questo psicodramma. La questione Trentino può essere risolta al Senato. Se la legge elettorale non va in aula a settembre salta - ha aggiunto - domani ci sarà un passaggio decisivo e un momento di chiarezza in capigruppo. Si evitino scuse e alibi che non stanno in piedi".

"Stiamo assistendo

all'incartamento dei vecchi partiti - osserva Danilo Toninelli (M5S) -. Se lo vogliono disincartare votino i vitalizi e poi ne parliamo". Quanto al nodo dei collegi in Trentino, aggiunge, "il problema è tutto del Pd, non nostro".

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