Alla vigilia del voto finale alla Camera sul ddl costituzionale, il "no" di Silvio Berlusconi alle riforme mette in allarme Matteo Renzi. Senza Forza Italia a Palazzo Madama la riforma costituzionale rischia grosso, visti i numeri risicati della maggioranza e il dissenso della minoranza Pd. E anche la legge elettorale a Montecitorio, sotto il fuoco dei voti segreti, non è al riparo da modifiche. "Le cronache narrano di Renzi nervoso con la sua minoranza e con Forza Italia per il voto contrario alle riforme e chiede aiuto a Verdini - twitta il presidente dei dei deputati azzurri - che paura, brrr".
Adesso Renzi ha paura. Seriamente. Gli mancano i numeri per fare il bello e il cattivo tempo in parlamento. Adesso che non ha più l'appoggio di Forza Italia è in balia della minoranza dem. "Renzi ha sempre detto di essere autosufficiente nelle sue scelte, anche se il percorso delle riforme ha detto che si faceva insieme", sottolinea Giovanni Toti confermando che Forza Italia voterà contro anche se non esclude, in presenza di "sensibilità diverse nei gruppi parlamentari", un voto diverso. Il governo, però, sa di non poter più contare sul pacchetto del Cavaliere. In una intervista al Qn il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio replica assicurando che la maggioranza tiene e che ha i numeri per tirare avanti. Lo stesso dice il ministro per l'Ambiente Gian Luca Galletti. Ma i dubbi più forti arrivano dalla minoranza dem.
Come hanno già fatto sapere Vannino Chiti e Walter Tocci dal Senato, anche Pippo Civati si affretta a dire che non voterà la riforma. Gianni Cuperlo, presidente di SinistraDem, ha invece scritto una lettera a Renzi per chiedergli di "aprire alle modifiche". Critiche marcate a Renzi arrivano anche da Cesare Damiano: "Sulle riforme Renzi fa male a non tornare indietro, la minoranza dovrebbe dire quello che ha conquistato, non è tutto quello che volevamo ma vanno apprezzati i passi avanti". Rispetto al comportamento in Aula, Damiano ci tiene a ricordare che la minoranza è plurale: "Io quello che non farò è votare contro o uscire dall'aula. O mi astengo o voto sì". Insomma, anche la sinistra dem andrà avanti in ordine sparso. In una intervista al Corriere della Sera, Miguel Gotor ha invitato Renzi a ricompattare il partito: "Il punto non è votare insieme a Berlusconi, a favore o contro la riforma. Il punto è che il Pd deve essere unito e deve essere all'altezza delle sue responsabilità".
"Noi di Area riformista voteremo sì", ha però detto Cesare Damiano lasciando la riunione della minoranza Pd in corso al gruppo della Camera, "Penso che in questo caso come per il Jobs Act il voto a favore certifichi lo sforzo compiuto dalla minoranza per migliorare il testo di partenza, tant’è che sul tema dell’innalzamento del quorum per l’elezione del presidente della Repubblica il nostro emendamento è passato, così come il cosiddetto controllo di legittimità preventivo sulla legge elettorale. Non è passato quello sulla composizione del Senato, però credo che questo non ci debba impedire di votare a favore altrimenti si corre il rischio di non far vedere il frutto del nostro lavoro".
Intanto il Movimento 5 Stelle fa sapere che domani non parteciperà al voto ma uscirà dall'Aula.
"Il Movimento 5 stelle ha perso un’occasione - ha commentato il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi - vediamo domani se rientrano in Aula. Noi, comunque, andiamo avanti lo stesso". La Lega Nord, invece, sarà in Aula e voterà contro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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