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Riforme, il voto è segreto. E il governo viene battuto

Da Grasso via libera al voto segreto. E passa l'emendamento della Lega. I renziani: "Tornano i 101". Scontro alla capigruppo. Seduta sospesa

Riforme, il voto è segreto. E il governo viene battuto

Il governo è stato battuto al Senato su un emendamento presentato dall'opposizione durante la discussione del disegno di legge sulle riforme.

In Aula 154 i voti a favore e 147 contrari, soltanto due gli astenuti. Numeri che hanno portato all'approvazione a scrutinio segreto dell'emendamento presentato da Stefano Candiani (Lega) sulle competenze del Senato "su materie eticamente sensibili", sul quale il governo e la maggioranza avevano espresso un parere negativo.

A propendere per il voto segreto è stato il presidente del Senato Pietro Grasso, che replicando in aula alle richieste di Luigi Zanda oggi ha sostenuto che non ci fossero "motivi per rivedere la decisione". Il capogruppo Pd aveva detto che "le norme sul voto segreto non sono state previste per dare scorciatoie politiche e per la tutela del franco tiratore politico e non morale".

La discussione è continuata sulla richiesta di votazione separata dell'emendamento che riduce il numero dei parlamentari e tutela le minoranze linguistiche. "Abbiamo il diritto che si voti sulla separazione dei voti, abbiamo il diritto di votare a voto palese quel che la costituzione chiede si voti in modo palese, nulla di più", ha detto Zanda.

Critico dopo il risultato del voto il responsabile comunicazione del Pd, Francesco Nicocemo, che ha scritto su twitter di "un pessimo remake in senato" dell'episodio in cui 101 parlamentari votarono contro Prodi durante le votazioni per l'elezioni del presidente della Repubblica.

I senatori del Movimento 5 Stelle hanno salutato l'approvazione dell'emendamento come "una grande vittoria", che "ha una conseguenza implicita: con questi poteri importanti in più, il Senato dovrà essere eletto direttamente dai cittadini".

L'atmosfera poi si è nuovamente surriscaldata. Il presidente del Senato ha convocato la riunione dei capigruppo dopo che la bagarre provocata dalle opposizioni aveva impedito di proseguire i lavori. Durante l’incontro con i presidenti dei gruppi parlamentari, racconta Maurizio Gasparri che era presente, il Presidente "ha ricordato i poteri che l’articolo 69 del regolamento gli conferisce per assicurare il normale funzionamento del Senato, tra questi anche l’intervento della polizia del Senato". Ma l’ipotesi ha fatto infuriare il capogruppo di Gal, Mario Ferrara. Il portavoce del presidente, Alessio Pasquini ha poi precisato che il Presidente "si riferiva agli assistenti d’aula che il regolamento definisce all’articolo 69 polizia del Senato e che il Presidente ha subito chiarito l’equivoco con Ferrara durante la capigriuppo.

Dalla maggioranza invece sostegno al presidente: "Il presidente Grasso sta facendo ciò che il regolamento gli consente perché i lavori vadano avanti, deve garantire i diritti di tutti", ha detto Gasparri. "Abbiamo chiesto al Presidente di garantire il funzionamento dell’organismo costituzionale - ha detto Maurizio Sacconi capogruppo Ncd - secondo le regole e secondo il calendario. I tempi sono stati consumati e ora c’è un diritto della maggioranza da tutelare, si possono comprendere i modi usati dalle opposizioni ma solo se all’interno di un processo decisionale garantito".

538em;">Intanto la seduta è stata sospesa per più di due ore e a quanto si apprende Grasso ha poi incontrato separatamemte per circa un’ora i tre capigruppo di minoranza, De Petris, Petrocelli e Centinaio. "La seduta - ha detto Grasso - è sospesa fino alle 21 per poter consentire di riprendere in maniera migliore, non dico altro. La seduta è sospesa".

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