Roma «Vediamo valore nel breve termine». È indicativo il commento del gestore di Jci, Alessandro Balsotti, all'impennata dello spread tra Btp e Bund registrata ieri. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi è aumentato in un sol giorno ed è salito di oltre 30 punti chiudendo a 267 punti dopo un picco a 281 che significa un 3,15% di cedola lorda. L'analista, quindi, vede valore nel breve termine, cioè dai titoli di Stato biennali a quelli di durata inferiore, quelli da speculazione che valgono sempre una puntata. E non è un caso che ieri le aste supplementari di Btp quinquennali e decennali siano andate deserte e nessuno specialista abbia acquistato un solo euro.
Insomma, il rischio-Italia è diventato sul mercato un asset «mordi e fuggi». Assodato che è difficile puntare su un Paese con oltre 2.300 miliardi di euro di debito, tuttavia la settima economia del mondo e la seconda manifattura d'Europa possono considerarsi da ieri meno affidabili. Perché? La scelta infelice del governo giallo-verde di alzare l'asticella del deficit/Pil 2019 dall'1,6%, informalmente concordato dal ministro Tria con la commissione Ue, al 2,4% per un triennio per finanziare il reddito di cittadinanza per i nullafacenti significa aumentare ancora quel debito mostruoso. Dunque per gli investitori stranieri (quelli con cui il vicepremier Luigi Di Maio vorrebbe dialogare per spiegare loro le magnifiche sorti e progressive dello Stivale) esporsi sul lungo termine conviene sempre meno. «Siamo ancora preoccupati della sostenibilità del debito pubblico: dati demografici poco incoraggianti, assenza di investimenti e una debole crescita della produttività causeranno probabilmente una stagnazione dell'economia che durerà per i prossimi decenni», ha sintetizzato Azad Zangana di Schroders.
Questo tipo di valutazioni sono le stesse che saranno effettuate dagli analisti di Moody's e Standard & Poor's nella seconda metà di ottobre quando la legge di Bilancio sarà stata presentata. Il rischio di una bocciatura da ieri è più concreto considerato che gli attuali livelli dello spread sono assolutamente compatibili con un downgrade cioè con l'abbassamento del giudizio da «BBB-» («Baa2» per Moody'S) al livello spazzatura quello per il quale non si entra più nei portafogli di molti fondi di investimento. E S6P, abbassando le stime di crescita del Pil al +1,1% nel 2018 e nel 2019, ha già detto che i problemi proseguiranno nei prossimi mesi. Moody's, invece, aveva posto l'accento sul circolo vizioso del debito che per 387 miliardi su 2.300 è detenuto dal sistema bancario italiano che ora si troverà in pancia titoli «spazzatura» e che sarà costretto ad aggiornare il loro valore in portafoglio soffrendo nuove perdite in bilancio e trovando così maggiori difficoltà a finanziarsi. Matteo Salvini ha detto che «i mercati se ne faranno una ragione».
L'utilizzo del futuro indicativo è superfluo. I mercati hanno già le idee chiare. Come ha spiegato Threadneedle. «Il vero rischio potrebbe materializzarsi quando l'avanzo primario per stabilizzare il rapporto debito/Pil potrebbe diventare irraggiungibile».
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