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"Rischio rinvio". La variabile dello slittamento può influenzare gli scenari al Colle

E poi, che succede? "E che deve succedere? Finisce che gli toccherà restare". Niente bis, per carità, non ci sono presupposti, per ora, e lui di reincarico non ne vuole nemmeno sentir parlare

"Rischio rinvio". La variabile dello slittamento può influenzare gli scenari al Colle

E poi, che succede? «E che deve succedere? Finisce che gli toccherà restare». Niente bis, per carità, non ci sono presupposti, per ora, e lui di reincarico non ne vuole nemmeno sentir parlare. Sergio Mattarella è stato chiaro. Limpido. Lapidario. Sono sei mesi che non perde l'occasione per dichiarare in pubblico la sua indisponibilità a un secondo mandato. L'ultima volta a Capodanno: «Il mio ruolo da presidente della Repubblica sta per concludersi». Ma forse non sarà così, non subito almeno. Il combinato disposto tra la variante Omicron e la mancanza di un accordo sul nome del suo successore può infatti costringere il capo dello Stato ad allungare il suo soggiorno sul Colle. In regime di prorogatio intanto, dopo si vedrà.

Insomma, «finisce che gli toccherà restare», come dicono diversi in Transatlantico, dove la parola «rinvio» sta cominciando a diffondersi. Un rinvio tecnico, imposto dal Covid e dalla difficoltà di trovare il profilo giusto, che però ha anche un forte valore politico perché di fatto, se ci sono più giorni a disposizione, è più facile mettere in piedi una soluzione trasversale e più complicato per il candidato di un blocco compiere un blitz al quarto scrutinio, quando servirà solo la maggioranza assoluta.

Dunque, tempi lunghi e aria di proroga. Un indizio: Mattarella vuole lasciare, l'ha detto e ripetuto, però il trasloco degli scatoloni con le carte, i libri e gli effetti personali a Palazzo Giustiniani è stato sospeso. Ufficialmente perché la presidenza del Senato, che ha ordinato dei lavori di ristrutturazione, non ha ancora messo a disposizione i locali di Palazzo Giustiniani.

Ma forse prima di chiudere la baracca il Quirinale vuole attendere fino a quando la partita sarà conclusa. Che accade se il presidente arriva al termine del settennato e il successore non è stato ancora nominato? Resta in carica o passa la mano al supplente, Elisabetta Casellati, seconda carica della Repubblica? Secondo l'orientamento prevalente tra i costituzionalisti, dovrebbe scattare l'istituto della prorogatio, previsto dall'articolo 85 della Carta.

Un secondo indizio, la difficoltà di mettere in sicurezza la macchina per le elezioni del tredicesimo capo dello Stato. Roberto Fico, con i questori e i funzionari di Montecitorio, sta studiando le misure per evitare assembramenti: obbligo di mascherine Ffp2, chiamate differenziate per ordine alfabetico, chiusura di aree del palazzo, tamponi a raffica, ipotesi di voto in spazi diversi dall'aula.

Molte le perplessità. Roberto Ceccanti, Pd, invita a non fare come nei Promessi Sposi, dove «Don Ferrante sosteneva che peste non esisteva», e chiede di rispettare la procedura «garantendo a tutti il diritto di voto». Se ci vorrà più tempo, pazienza. E anche Osvaldo Napoli, di Cambiamo!, vista la crescita dei contagi in Italia, ipotizza la possibilità di rimandare le elezioni.

Manovre centriste, palla in tribuna, tentativi di allungare il brodo per evitare le temute elezioni anticipate. Ma sotto ci sono anche «problemi reali di rappresentanza». Innanzitutto, il numero dei grandi elettori: dovrebbero essere 1009, però al momento la contabilità si ferma a 1007. A Palazzo Madama si attende che l'aula convalidi il subentro del senatore del Pd Fabio Porta al posto di quello del Maie Adriano Cario, dichiarato decaduto. E alla Camera c'è il seggio lasciato vacante da Roberto Gualtieri, nuovo sindaco di Roma: il 16 si svolgeranno le elezioni suppletive nella circoscrizione Centro-Prati.

E poi Omicron. Allo stato, tra deputati, senatori e rappresentanti delle Regioni, sono solo 17 contagiati e 18 quelli in quarantena. Però il tasso di infezione nel Paese supera il 17 per cento e, nonostante le precauzioni, il 24 potrebbero esserci 80-100 grandi elettori messi fuori gioco dal virus, una quota che può influire su alleanze e quorum.

Il presidente Fico è certo, le elezioni si terranno in sicurezza e regolarità. Ma con il rallentatore: il 27 gennaio, giorno del quarto scrutinio, mancherà appena una settimana alla scadenza del mandato di Mattarella. E allora chissà.

«Votiamolo anche contro la sua volontà - propone il dem Matteo Orfini - Serve stabilità».

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