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Risiko dem, commissione a rischio

Bini al posto di Malpezzi. Niente intesa sul dopo-Serracchiani

Risiko dem, commissione a rischio

Chiusa la vicenda dei (anzi delle) capogruppo, per il Pd si apre un mini-risiko di poltrone.

La sostituzione di Simona Malpezzi, che fino all'elezione a presidente dei senatori dem è stata sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, era decisa fin dall'inizio: Caterina Bini (anche lei di Base riformista), che era in lizza per la postazione di Palazzo Madama, entrerà ora nel governo. Assai più complicata, invece, è la situazione a Montecitorio, dove Debora Serracchiani dovrebbe lasciare presto lo scranno di presidente della Commissione Lavoro. I candidati Pd pronti a sostituirla non mancano (uno dei nomi più gettonati è quello di Graziano Delrio, che ha rinunciato al posto di capogruppo, ma si parla anche di Chiara Gribaudo e del giuslavorista Antonio Viscomi, mentre qualcuno fa anche il nome di Marianna Madia), quel che manca è l'accordo politico sia interno che - ancor più importante - esterno: il nuovo presidente infatti deve ottenere i voti della maggioranza dei membri della Commissione, e quindi serve un'intesa politica con gli altri partiti. E non è un mistero che sia Forza Italia che la Lega, come nuove forze della maggioranza di governo, abbiano messo gli occhi sul posto liberato da Serracchiani. Della questione hanno discusso ieri anche il segretario dem Enrico Letta (nel tondo) con le due nuove capogruppo, incontrate per celebrare «un risultato che fino a 15 giorni fa sembrava impossibile», come ha sottolineato Letta, e per iniziare a «ricostruire lo spirito di squadra» dopo lo choc delle dimissioni di Zingaretti e le tensioni sulle nuove nomine. Il Pd vuole mantenere la postazione della Commissione Lavoro, interlocutore cruciale per il ministero guidato ora da Andrea Orlando. L'accordo con i Cinque Stelle, assicurano nel Pd, è «di ferro»: i grillini sono pronti a votare il candidato scelto dai dem. In cambio di cosa, lo si è capito ieri quando Orlando ha fatto sapere che «la sostituzione di Mimmo Parisi alla guida di Anpal (che dal ministero dipende, ndr) non è all'ordine del giorno, visto che i vertici scadono tra molti mesi». Insomma, il personaggio imposto da M5s, inventore dei famigerati «navigator» e investito da polemiche e indagini per il dispendio di fondi dovuto ai suoi continui viaggi (in prima classe) in Mississippi, resta blindato sulla sua poltrona. Se però Fi e Lega si mettono di traverso, lo scambio tra Pd e M5s (con l'avallo di Leu) potrebbe non bastare a blindare l'elezione del nuovo presidente di commissione.

Non a caso della questione si sarebbe parlato anche nel colloquio di martedì tra Letta e la segretaria di Fdi Giorgia Meloni: il leader dem avrebbe assicurato il suo appoggio affinché il partito di opposizione abbia la guida del Copasir, in cambio di un atto di «non ostilità» sulla Commissione Lavoro.

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