Che cosa sperano i partiti dalla Consulta? Le aspettative sono diverse, come gli obiettivi. Chi vuole votare al più presto, chi al più tardi, chi punta a coalizzarsi, chi a correre da solo, chi guarda al premio di maggioranza, chi alle soglie di sbarramento troppo alte. La prima linea di demarcazione è proprio sul voto anticipato. Gli effetti dipenderanno dalle modifiche chieste dalla Consulta, e poi dall'applicabilità immediata del parere dei giudici, tenuto conto che le motivazioni della sentenza bisogna attendere febbraio, e che i rumors danno per probabile un rimando al Parlamento per il varo di una nuove legge che tenga conto della sentenza. Certo, una correzione soltanto lieve dell'Italicum avrebbe l'effetto di accelerare le manovre per votare entro giugno. È lo scenario in cui spera Matteo Renzi (l'Italicum è una delle principali riforme del suo governo, una sua demolizione giuridica sarebbe un altro smacco, una sua promozione seppure parziale una vittoria), fermo ai box dopo le dimissioni ma pronto a rientrare in corsa con il voto. La maggioranza renziana si aspetta la bocciatura del ballottaggio, ma la sopravvivenza del premio di maggioranza al primo turno, scenario a cui seguirebbe un rapido lavoro parlamentare per uniformare i sistemi delle due Camere e poi elezioni. Anche per questo la nomina del nuovo presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, vacante dopo la promozione di Anna Finocchiaro a ministro, è congelata. Ma anche Lega e M5s premono per le urne anticipate, e quindi si fanno andare bene quel che uscirà dalla Consulta, senza troppi distinguo sui punti dell'Italicum che la Corte ritoccherà. Il segretario leghista si aspetta che la Consulta «consegni una decisione chiara» per andare a votare in primavera «con qualsiasi legge elettorale, che sia col maggioritario, col proporzionale, l'importante è che gli italiani abbiano la scheda elettorale in mano».
Anche al M5s va bene tutto purché si voti. L'Italicum modificato dalla Consulta, che i grillini hanno ribattezzato «Legalicum», è la carta del M5s per evitare accordi parlamentare su un nuovo sistema che renda più difficile un'affermazione elettorale dei Cinque stelle, che per statuto non fanno alleanze con i partiti (Grillo ha già trovato il nome per questa legge ad hoc frutto di un inciucio trasversale, l'«Anticinquestellum»). «Noi vogliamo votare subito e per farlo è sufficiente adattare il Legalicum anche al Senato per avere una legge omogenea per le due Camere - scrive il comico sul blog -. Non è la legge perfetta, ma questa maggioranza, eletta col Porcellum, non deve azzardarsi a rimettere mano alla legge più importante dopo la Costituzione. Pd, Forza Italia e compagnia vogliono rinviare il voto, giungere a fine legislatura, e creare il sistema elettorale ritagliato su misura per impedirci di andare al governo. Voto subito, con il Legalicum si può!».
Poi c'è il fronte che non ha fretta di votare, e che quindi spera che l'Italicum venga emendato pesantemente per poi giocarsi la partita della nuova legge elettorale in Parlamento, sua sede naturale peraltro.
Forza Italia punta al proporzionale, quindi via il ballottaggio, via il superpremio di maggioranza, ma soglie di sbarramento più alte (al 5%). Punto che invece non vogliono i partitini centristi, che tuttavia tifano, anche loro, per un'ampia bocciatura dell'Italicum. Il miglior scenario per allontanare le urne.
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