La rivincita di Malala: uno schiaffo ai talebani la laurea a Oxford

Subì un attentato perché difendeva il diritto allo studio delle donne. Ieri il prestigioso titolo

La rivincita di Malala: uno schiaffo ai talebani la laurea a Oxford

I talebani le hanno sparato in testa perché le ragazze non devono studiare, ma vivere come fantasmi sotto il burqa. Malala Yousafzai ieri ha dimostrato agli integralisti sanguinari di avere raggiunto l'obiettivo, nonostante le pallottole. L'eroina pachistana, premio Nobel per la pace si è laureata alla prestigiosa università inglese di Oxford in un corso di filosofia, politica ed economia iniziato nel 2017. Le prime parole della neo laureata spiegano tutto: «Difficile esprimere la gioia e la gratitudine che provo». Su twitter ha postato due fotografie. Una con i genitori ed i fratelli mentre taglia una torta di festeggiamento. E l'altra sorridente, sporca di panna e piena di coriandoli. Il testo del tweet è semplice, ma efficace: «Non so cosa mi aspetta. Per il momento Netflix, leggere e dormire». Tanti i messaggi di congratulazioni compresi quelli dello scrittore Philip Pullman e dell'astronauta Anne McClain.

Chissà cosa ne pensa Ehsanullah Ehsan, il portavoce dei talebani, che aveva rivendicato l'attentato a Malala sostenendo che bisognava fermarla in quanto «simbolo degli infedeli e delle oscenità». Il terrorista si è consegnato tre anni fa ai servizi segreti pachistani, ma lo scorso febbraio sarebbe scappato tornando fra i tagliagole nella zona di frontiera con l'Afghanistan. Il 9 ottobre 2012 un commando talebano aveva fermato il pullman che riportava Malala e altre ragazze dalla scuola a casa nella valle dello Swat, allora infestata dai talebani. I tagliagole cercavano proprio lei. La ragazzina, fin da quando aveva 11 anni, teneva un blog per la Bbc in pasthun, la lingua dei talebani, dove si batteva per il diritto allo studio attaccando gli integralisti. A 15 anni volevano fermarla per sempre sparandole in testa, ma Malala è miracolosamente sopravvissuta. In condizioni gravissime era stata curata prima in Pakistan e poi in Inghilterra dove si è completamente ripresa lanciandosi nella missione della sua vita in difesa dei diritti delle donne e soprattutto allo studio nelle aree più retrograde del mondo islamico. I talebani hanno addirittura minacciato di tornare a colpirla per finire il lavoro. Malala ha trovato forza proprio nell'attentato, che l'aveva ridotta in fin di vita. Nel 2013, per il suo sedicesimo compleanno, ha preso la parola davanti all'assemblea delle Nazioni Unite indossando lo scialle che apparteneva a Benazir Bhutto, la premier pachistana fatta saltare per aria dai terroristi della guerra santa. Malala, dal pulpito dell'Onu, ha lanciato un messaggio di coraggio alle sue coetanee e un appello per il diritto allo studio di tutti i bambini e le bambine del mondo. L'anno dopo è stata insignita del premio Nobel per la pace, la più giovane vincitrice dello storico riconoscimento internazionale. La ragazzina che i talebani non volevano far studiare è diventata una star con diversi libri come la sua autobiografia «Io sono Malala», che ha avuto grande successo anche in Italia.

Assieme ad Anastacia, Stephen Hawking, Stevie Wonder, Kate Winslet, Bill Gates e Melinda Gates, la regina Rania di Giordania, Jennifer Lopez, Meryl Streep ha lanciato un programma globale un po' utopistico per eliminare la povertà estrema, combattere la disuguaglianza, le ingiustizie e arrestare il cambiamento climatico. Malala si definisce pacifista e socialista, ma la sua vera vittoria è proprio la laurea che i talebani volevano impedirle di ottenere a pistolettate.

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