T orna il «serpentone» al ministero dell'Economia. E presto potrebbe allungarsi anche alla Difesa ed alla Giustizia. Circa duemila dipendenti del ministero di via Venti Settembre sono sfilati nei corridoi del palazzone umbertino, per poi ritrovarsi in assemblea nel cortile interno.
Motivo della protesta: il taglio del cosiddetto Fua, un fondo integrativo presente nel contratto dei dipendenti dell'Economia, Difesa e Giustizia. Così, secondo i sindacati interni, circa 2 mila persone («non saranno state più di 500», commentano fonti ufficiali del Mef) si sono alzate dalle rispettive scrivanie e con i fischietti hanno iniziato un corteo nei corridoi del ministero.
Unica area off limits , il corridoio del ministro: protetto da vetrate antisfondamento e controllate dalla Guardia di Finanza.
I dipendenti dei tre ministeri coinvolti rischiano di perdere cifre che vanno dai 100 ai 400 euro all'anno.
E tutto per la scelta di Yoram Gutgeld, commissario alla spending review , di ridurre con la legge di Stabilità il flusso finanziario destinato ad alimentare il Fua. Con il Bilancio di assestamento, il fondo in questione non era stato aumentato per quest'anno. E con la Stabilità sarebbe stato ridotto per il 2016 ed anni seguenti.
Una mossa che avrebbe innescato, secondo i gossip interni, il ritardo nella definizione della manovra. I dirigenti del ministero (a partire da quelli della Ragioneria generale dello Stato) avrebbero applicato una sorta di sciopero bianco all'indomani dell'approvazione della Stabilità da parte del consiglio dei ministri.
Si sarebbero rifiutati di lavorare il sabato e la domenica e non sarebbero rimasti in ufficio oltre l'orario di lavoro: visto anche il blocco degli straordinari. Da qui, il ritardo di una settimana dell'invio al Quirinale della manovra.
I sindacalisti delle rappresentanze sindacali di base respingono l'idea dello «sciopero bianco». «Non vogliamo difendere i diritti come se fossimo una casta - spiega Stefano Oteri della Rsu dell'Economia - ma solo salvare quel poco di salario accessorio che serve per la produttività ed il merito». E per difendere questa parte contrattualizzata dello stipendio, proclama l'«assemblea permanente». Ed invita ad analoghe forme di proteste anche gli altri dicasteri i cui dipendenti ricevono risorse contrattualizzate dal Fua. Vale a dire, appunto, Difesa e Giustizia.
La mobilitazione, racconta Oteri, «è iniziata lunedì con un'assemblea. Ed ora vogliamo un incontro con il ministro Padoan affinché il governo dia una risposta». Il sindacalista ricorda che quella in atto è una protesta che «non si vedeva da moltissimi anni. Ed andremo avanti con assemblee quotidiane, ricorrendo al pacchetto di 12 ore annue che abbiamo».
Oggi alle 11 nuovo appuntamento nel cortile di Via Venti Settembre e «così fino a venerdì o anche oltre se mancheranno risposte». E la Rsu dell'Economia minaccia di estendere la protesta alle altre amministrazioni interessate dal taglio. «Stiamo anche vedendo - aggiunge il sindacalista - di organizzare un'assemblea con tutte le Rsu ministeriali».
Ad alimentare il flusso finanziario del Fua sono i cosiddetti
«risparmi di amministrazione». Vale a dire, tutte le risorse aggiuntive non previste in bilancio: dai maggiori proventi (non contabilizzati) della lotta all'evasione ai mancati incassi relativi alle vincite delle lotterie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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