"La cessione di Repubblica ai greci? Diciamo che è l'indegno coronamento di 50 anni di storia di questo giornale che ha accompagnato la storia del Paese". L'ex direttore de La Stampa ed editorialista di Repubblica, Massimo Giannini, ha commentato così su La 7 a DiMartedì la notizia di uno sprint finale nella trattativa di Exor con il gruppo greco Antenna, guidato da Theodore Kyriakou. La giornata di ieri è stata parecchio convulsa nelle redazione di Repubblica e La Stampa, testate ammiraglie del gruppo Gedi che insieme alle radio e all'Huffington Post potrebbero cambiare proprietario entro gennaio.
Il comitato di redazione del quotidiano romano, dopo un'assemblea di redazione durata due giorni, ha vergato un comunicato duro: "L'assemblea decreta lo stato di agitazione permanente con la sospensione immediata della partecipazione a tutte le iniziative editoriali speciali e consegna al comitato di redazione e alla Rsu un primo pacchetto di cinque giorni di sciopero", si legge sul comunicato, "siamo pronti a una stagione di lotta dura a tutela del perimetro delle lavoratrici e dei lavoratori e dell'identità del nostro giornale a fronte della cessione ad un gruppo straniero senza alcuna esperienza". A gettare ansia nella redazione sono le voci insistenti circa un presunto piano di riduzione dell'organico di 100-140 unità che il nuovo probabile proprietario vorrebbe attuare, ma anche il legame del potenziale editore con il principe ereditario saudita bin Salman, l'emiro del Qatar Al Thani e il presidente Usa Donald Trump che fanno temere un cambio di linea per il quotidiano. "L'assemblea ritiene indispensabile che i vertici di Gedi mettano immediatamente sul tavolo delle trattative con l'acquirente garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e sulla salvaguardia dell'identità politico-culturale di un giornale come Repubblica". La redazione oggi sciopererà e domani il giornale non sarà in edicola. Iniziativa analoga a La Stampa che ieri mattina non era in edicola e ha dichiarato lo stato di assemblea permanente dopo un confronto con l'editore nel quale è emerso che tutte le testate del gruppo Gedi sono in vendita.
Intanto, oggi si svolgerà l'incontro tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'informazione e all'editoria Alberto Barachini, i vertici di Gedi e i cdr dei due quotidiani. Il sottosegretario aveva annunciato ieri di averli convocati in relazione alla vicenda della ventilata cessione delle due testate del gruppo.
Dal mondo della sinistra si moltiplicano le levate di scudi contro John Elkann per la decisione di vendere i due giornali. "Le informazioni che circolano sulla vendita del gruppo Gedi sono allarmanti", ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein. "Siamo preoccupati dai rischi di indebolimento o addirittura di smantellamento di un presidio fondamentale della democrazia". Il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, ha chiesto al governo d'intervenire valutando l'utilizzo del golden power.
Tra le fila del governo, il ministro della pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha detto di seguire con "attenzione i nuovi possibili assetti di Gedi, il futuro dei suoi giornalisti e di tutti i lavoratori del gruppo".