Roma, allarme sicurezza. Polizia accerchiata, l'agente punta la pistola

La volante aveva arrestato uno spacciatore Estratta l'arma per allontanare i residenti

Roma, allarme sicurezza. Polizia accerchiata, l'agente punta la pistola

Roma Li inseguono, li bloccano ma vengono circondati. Due volanti di polizia accerchiate per impedire l'arresto di due spacciatori armati di pistola. Roba da film anni '70 se non fosse tutto vero. E il video, registrato da un balcone delle case popolari, diventa virale.

«Ce la siamo vista brutta ma alla fine li abbiamo ammanettati senza che nessuno si sia fatto male», dicono gli agenti. Ancora una volta accade tutto a Tor Bella Monaca, periferia sud est della capitale. Una zona ad alto rischio per le forze dell'ordine: assieme al quartiere San Basilio è il «mercato» numero uno di polvere bianca, crack ed eroina, della capitale. Cinque minuti da brivido: gli agenti incrociano un'auto con due persone sospette. Alla vista della «pantera» il guidatore preme sull'acceleratore. I poliziotti dietro. In via dell'Archeologia, il vialone principale di Tor Bella Monaca circondato da palazzoni, gli agenti li bloccano. Sono due cittadini romeni, uno di 24 anni, Najz Furlan, e uno di 17 anni. Gli agenti li fanno scendere, provano a farli salire nell'auto di servizio per arrestarli. Ma i residenti insorgono. «Bastardi, merde» gridano alla polizia. Pistola alla mano, un agente li fa indietreggiare. Arrivano altre 3 volanti seguite dall'unità cinofila e la situazione si calma. La polizia fa irruzione in casa della proprietaria dell'auto, Giovanna Loche di 54 anni. La figlia, Elisabetta Franza, 29 anni, ha in tasca un mazzo di chiavi che apre un furgone parcheggiato. Lo stesso che, poco prima, aveva fatto impazzire Condor, il cane antidroga della polizia. All'interno oltre mezzo chilo di marijuana e una Smith & Wesson calibro 38 special. Abbastanza per finire tutti e quattro in manette per resistenza, lesioni, armi, droga, spaccio e ricettazione.

Tempo fa, durante un'operazione anticrimine, gli assegnatari lanciano di tutto, pezzi di cornicione, suppellettili, stoviglie, pur di «liberare» due spacciatori fermati dalla polizia. Giorni prima in via Giacomo Galopini due giovani su uno scooter sparano tre colpi di pistola contro un'auto. Motivo? Una lite per una questione di viabilità. Latitanti in fuga, omicidi eccellenti e sparatorie per uno sguardo di troppo.

A Tor Bella Monaca sono storie quotidiane. C'è chi la paragona a Scampia. Ma il 2014 è l'anno orribile per i residenti, quando a morire sotto i colpi dei killer è un 17enne, Federico Caranzetti, ucciso con due colpi alla nuca. Il ragazzo aveva alzato troppo la testa con quelli che contano, i «cavalli» che prendono gli ordini da mafia e camorra. Basta un niente: Caranzetti protesta per la quantità di droga appena acquistata. L'affronto deve essere pagato caro, un esempio per tutti. Il pusher, anche lui 17enne, non ci pensa un attimo e lo uccide. Nemmeno nel Far West. Passano i giorni. Due gruppi si affrontano in strada, in via San Biagio Platani, a colpi di revolver. I carabinieri fermano una Smart con un 21enne. Nell'utilitaria un piccolo arsenale: due calibro 9x21 bifilare e un revolver calibro 38 con il tamburo carico di proiettili.

Prima di Natale è un 40enne a esplodere tre colpi di pistola contro un ragazzo davanti un centro commerciale, in pieno giorno. Un quartiere difficile. Qui qualcuno prova anche a farsi giustizia da solo.

Quando Serafino Maurizio Cordaro, un barista di via Acquaroni, viene colpito a morte è il figlio di 16 anni a vendicarlo. Il ragazzo affronta l'assassino di suo padre per strada, nella vicina Torre Angela, lo chiama per nome e gli sparara in pieno volto. La vittima aveva 21 anni.

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