
da Roma
Mancano ormai quindici giorni esatti alla presentazione di candidati e liste per il mini-election day che il 23 e 24 novembre vedrà al voto Campania, Puglia e Veneto, eppure la giornata di ieri vede la maggioranza impegnata a trattare su nomi, contropartite e persino sfumature fino all'ultimo. A testimonianza che la quadra è complessa e che la partita è più grande di quello che sembra. Coinvolge certamente la Lombardia (che però andrà al voto solo nel 2028, tre anni che in politica sono un'era geologica) e probabilmente anche la riforma della legge elettorale, un dossier su cui Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega hanno priorità diverse.
Eppoi ci sono le liste, le tensioni e le incomprensioni locali, come i tentativi di strapparsi consiglieri uscenti tra partiti che a Roma sono alleati. Insomma, un mix non facile quello tra Palazzo Chigi e il territorio. Così bisogna aspettare fino a sera per avere la certezza che, finalmente, la lunga querelle è davvero chiusa. Con un nota congiunta del centrodestra che ha avuto una lunga gestazione: il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli (Fdi) candidato in Campania, l'imprenditore Luigi Lobuono (civico) in Puglia, il vicesegretario della Lega Alberto Stefani in Veneto.
Un punto di caduta che era in verità nelle cose, ma che è stato frutto di una trattativa estenuante. Tanto che ieri mattina c'era ancora chi sosteneva che il vertice pomeridiano di Palazzo Chigi sarebbe stato focalizzato solo sulla manovra. Che qualcosa in movimento ci fosse, invece, lo lasciavano intendere senza troppi giri di parole diversi big di Fdi e Forza Italia. La partita che coinvolge il mini-election day, d'altra parte, riguarda tutti. Un cerchio che si apre con la Campania e si chiude con il Veneto. La prima, infatti, martedì è stata campo di scontro pubblico tra Fdi e Forza Italia. Che quando il partito di via della Scrofa ha annunciato la candidatura di Cirielli si è messa di traverso. La ragione ufficiale sono i giudizi su Silvio Berlusconi che il viceministro ha dato in alcune chat interne al partito pubblicate nel libro Fratelli di chat, scritto dal giornalista del Fatto quotidiano Giacomo Salvini. La ragione reale è una certa incomunicabilità tra Cirielli e Fulvio Martusciello, plenipotenziario azzurro in Campania, oltre a screzi su liste e candidati contesi. Così, ieri il responsabile organizzazione di Fdi Giovanni Donzelli, l'azzurro Maurizio Gasparri, Cirielli e Martusciello si sono seduti a un tavolo e hanno sancito la tregua. A suon di comunicati, rimbalzati sulle agenzie di stampa. Prima Cirielli giura di non aver mai "parlato male di Berlusconi", per il quale ha invece "sempre nutrito stima e ammirazione". E di cui ricorda la "straordinaria vicinanza nel momento più difficile della vita", quando "io e la mia famiglia fummo i primi in Italia a risultare positivi al Covid" e "lui mi chiamò ogni sera per venti giorni consecutivi". Poi Gasparri archivia la querelle: "Forza Italia esprime una valutazione positiva sulla candidatura di Cirielli".
Sistemata la Campania si passa al Veneto. Anche perché in Puglia va abbastanza liscia l'indicazione di Lobuono dopo che i sondaggi degli ultimi mesi hanno dato risultati non confortanti per l'azzurro Mauro D'Attis. E per il dopo Luca Zaia c'è il romanzo nel romanzo. Massimiliano Romeo, presidente dei senatori della Lega e soprattutto segretario federale della Lega Lombarda, resiste per 48 ore alle pressioni diverse per dire pubblicamente che il candidato delle regionali in Lombardia del 2028 sarebbe spettato al "partito egemone". È la contropartita per lasciare il Veneto alla Lega, ma lui non molla. E alla fine - ieri pomeriggio - si limita ad augurarsi a breve l'annuncio dell'investitura di Stefani, precisando che la trattativa è in corso e "fra tre anni troveremo insieme il candidato migliore per la Lombardia". Troppo generico, troppo sottolineato quel "fra tre anni". Meloni non gradisce. A via della Scrofa c'è chi perde la pazienza. Alla fine si trova la quadra. Esce la nota del centrodestra che formalizza le candidature e a seguire Matteo Salvini. Il leader della Lega premette che "il Veneto non coinvolge la Lombardia", ma poi dà la notizia.
Nel 2028 il successore di Attilio Fontana "sarà individuato" dal partito della coalizione "con il più recente maggior peso elettorale in Lombardia precedente le elezioni". Alle politiche 2022 tra Fdi e Lega in Lombardia è finita 28,5% a 13,3%. Difficilmente alle politiche 2027 l'equilibrio si ribalterà.