Coronavirus

Rt e contagi sono in calo. Giù ricoveri e intensive "Omicron è ormai al 96%. La sua variante già qui"

Curva in discesa. Rasi: "Minore aggressività". Il ceppo "B.A.2" sequenziato in 9 Regioni

Rt e contagi sono in calo. Giù ricoveri e intensive "Omicron è ormai al 96%. La sua variante già qui"

E forse si può cominciare a usare timidamente la parola stabilità. In base al report settimanale dell'istituto superiore di Sanità, l'indice di contagio Rt è sceso sotto la soglia di allarme e si abbassa a 0,97. Questo conferma che la curva dei contagi ha superato il suo picco e ha invertito la rotta.

Tuttavia l'Iss frena gli entusiasmi e specifica che i dati non siano in tempo reale: «Diverse Regioni e Province autonome hanno segnalato ritardi nell'inserimento dei dati del flusso individuale e non si può escludere che tali valori possano essere sottostimati».

Ma al netto dei ritardi, è chiaro che le cose stiano migliorando rispetto a un mese fa: diminuisce il numero dei posti letto occupati per Covid nei reparti di terapia intensiva ed in quelli ordinari. Questa settimana, l'occupazione delle terapie intensive raggiunge infatti il 16,7% (contro il 17,3% della scorsa settimana). L'occupazione dei reparti ordinari raggiunge il 30,4% (rispetto al 31,6% della settimana precedente). Con i 143.898 contagi registrati ieri, scende il tasso di positività al 13,7%. Resta alto (a 378) il numero dei decessi ma, ovviamente, sarà la cifra che si abbasserà per ultima poichè è frutto dei contagi avvenuti tre o quattro settimane fa, quando l'elenco dei positivi era alle stelle.

I numeri ci dicono anche un'altra cosa importante: la variante Omicron è prevalente al 96%, come risulta dalla ricerca di Iss e fondazione Kessler. Ovviamente il dato non è uniforme in tutte le regioni ma si tratta di una media. Che conferma la scomparsa di Delta in nome di una versione del virus più veloce e - nella maggior parte dei casi - meno grave. Quella, insomma, che ci condurrà verso la fine del tunnel. La netta prevalenza di Omicron, sostiene il presidente dei virologi italiani Arnaldo Caruso, direttore del Laboratorio di microbiologia dell'Asst Spedali Civili di Brescia, «ci fa intravedere finalmente la fine di questa pandemia. Ci proietta in una fase diversa, un periodo che auspichiamo possa essere davvero migliore e traghettarci verso una nuova normalità».

Ottimista anche Guido Rasi, consulente del commissario per l'emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo e direttore scientifico di Consulcesi: «Mi pare chiaro che l'effetto di Delta finirà a giorni vista la netta predominanza di Omicron. Mi auguro che questo dato possa coincidere con un declino della curva. L'alta contagiosità di Omicron porta ad avere tanti contagi ma una minore aggressività».

Ma come mai Omicron può essere la chiave di tutto? Solo perchè è più rapida e più blanda e ci farà raggiungere (stavolta davvero) l'immunità di gregge? «Omicron - spiega Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano - è stata una sorpresa genetica dal punto di vista dell'evoluzione del virus. Una sorpresa che si può dire anche benevola per noi, permettendo un passo verso la riduzione della gravità della malattia Covid. Con la variante - se si mantiene questa direzione di evoluzione - andiamo verso un'endemizzazione sicura del virus, nel senso buono del termine.

Omicron non è ancora un raffreddore, ma potrebbe aver preso quella direzione».

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