Ruby ter, le toghe non mollano: a gennaio l'ennesimo processo

Passano gli anni, cambiano i governi e i procuratori, ma il caso Ruby non riesce ad uscire dall'agenda della magistratura milanese

Ruby ter, le toghe non mollano: a gennaio l'ennesimo processo

Passano gli anni, cambiano i governi e i procuratori, ma il caso Ruby non riesce ad uscire dall'agenda della magistratura milanese: il prossimo 11 gennaio inizierà il processo a ventiquattro imputati, accusati di avere detto il falso nel corso dei primi processi celebrati a carico di Silvio Berlusconi e degli altri ospiti delle serate nella sua villa di Arcore.

Questa mattina il giudice preliminare Anna Laura Marchiondelli ha disposto il rinvio a giudizio che accoglie in pieno le richieste della Procura della Repubblica, che a indagare su questa vicenda continua a impiegare due pubblici ministeri, Tiziana Siciliana e Luca Gaglio.

Il filone principale del caso Ruby, come è noto, si è concluso con l'assoluzione con formula piena di Silvio Berlusconi dalle accuse di concussione e prostituzione che gli venivano mosse dalla procura di Milano. Ma l'assoluzione del Cavaliere per i pm non rende meno gravi le bugie che numerosi partecipanti alle serate avrebbero detto sotto giuramento, quando negarono di avere assistito o partecipato a episodi a luce rossa, ovvero al famoso bunga bunga. Per buona parte dei testimoni, prevalentemente giovani ospiti delle serate, che in questi anni hanno ricevuto rilevanti aiuti economici da Berlusconi é scattata oltre alla accusa di falsa testimonianza anche quella di corruzione in atti giudiziari. La stessa accusa viene mossa anche a Berlusconi, la cui posizione però a Milano è stata separata dalle altre a causa degli impedimenti per motivi di salute. Altri sette processi, sempre con Berlusconi imputato, sono stati inviati in altrettanti tribunali italiani, nelle città dove i pagamenti sarebbero avvenuti.

Tra gli imputati che oggi il giudice Marchiondelli ha rinviato a giudizio ci sono sedici ragazze, tra cui il nome più noto è sicuramente quello di Kharima El Mahroug alias Ruby, che secondo la Procura avrebbe ricevuto in cambio delle sue bugie ben cinque milioni di

euro. A processo con la sola accusa di falsa testimonianza vanno anche il giornalista Carlo Rossella e la senatrice Maria Rosaria Rossi, anche loro colpevoli per la procura di avere negato qualunque lato hard delle serate.

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