
È una volata a gomiti larghi quella del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez dopo che l'ultima tappa della Vuelta di Spagna a Madrid è stata annullata per gli scontri tra pro Pal e polizia. Un finale dove sport e ciclismo sono stati sepolti e cancellati dalla guerriglia di piazza, cariche, lacrimogeni, pallottole di plastica per cercare di fermare i tumulti con 22 agenti feriti. Il premier anziché fare i complimenti a Jonas Vingegaard, il campione danese che ha vinto l'ottantesima edizione della corsa e che è stato premiato in un parcheggio senza cerimonia con l'inno del suo Paese diffuso da una cassa portatile, ha pensato bene di farli ai manifestanti: "Per loro c'è profonda ammirazione- ha commentato il leader del partito socialista operaio- hanno interrotto l'ultima tappa della Vuelta e oggi c'è solo la Spagna a salvare l'onore dell'Europa...". Sanchez ha poi chiesto l'esclusione di Israele dalle competizioni sportive internazionali "finché continuerà la barbarie a Gaza così come le squadre russe sono state escluse dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina".
Tappa e maglia si dice in questi casi. Se non che, al di là delle posizioni, delle prese di distanza dalle atrocità di guerre, di morti, bimbi uccisi e dell'eterno dibattito di quanto lo sport debba restare "neutro" e ultimo spiraglio per la pacificazione, resta l'enorme tristezza di un Giro di Spagna "martoriato" dalle proteste, dalle violenze, dalle cadute dei ciclisti, utilizzato come cassa di risonanza per la protesta che voleva fermare la partecipazione della squadra Israel-Pro tech. Il premier spagnolo "giustifica" e si difende, dicendo che l'apparato delle Forze dell'ordine messe in campo per il finale della Vuelta era sufficiente, simile a quello schierato quattro ani fa per la conferenza della Nato ma deve fare i conti con una violenta fronda interna che non ha visto di buon occhio lo spettacolo che in queste settimana la Spagna ha dato in mondovisione, accusandolo di aver in un certo senso favorito i pro Pal con un atteggiamento troppo morbido nei loro confronti.
Violenta la reazione del sindaco di Madrid, Luis Martinez Almeida secondo il quale "Gli scontri sono stati la vergogna del Paese favoriti in maniera irresponsabile dal governo e dai dirigenti della sinistra" e del Sindacato Unico di Polizia che con una nota ufficiale ha accusato il premier di "alimentare la protesta a favore della Palestina" e lo stesso il ministro Fernando Grande Marlaska di "aver girato lo sguardo altrove". "Impedire che una competizione sportiva si concluda è violenza politica così come lo è fomentare da parte del governo la faziosità - ha attaccato il leader dell'opposizione in Spagna, il popolare Alberto Núñez Feijóo- Di fronte a tutto ciò, io rivendico una società in pace. E chiedo al governo di lasciarci vivere in pace". Ma il giustificazionismo del governo socialista suscita reazioni anche fuori dalla Spagna: "Non condivido quello che dice Sanchez che è fiero di chi assalta il giro di Spagna, non capisco cosa c'entri con la difesa del popolo palestinese- replica il ministro degli Esteri Antonio Tajani scettico anche per la missione della Global Sumud Flotilla- Vanno a loro rischio e pericolo. Difenderli cosa vuol dire? Mandare la Marina a proteggere navi che non hanno bandiera italiana?".
E infine la replica a Sanchez del ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar: "Sanchez e il suo governo comunista sono antisemiti e nemici della verità- scrive su X - Ha chiesto che Israele venga bandito dalle competizioni sportive internazionali proprio come è stato fatto con la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina. Ma Israele ha invaso Gaza il 7 ottobre o è stato lo stato terrorista di Hamas a Gaza a invadere Israele e a compiere il più grande massacro di ebrei dai tempi dell'Olocausto?".