Il saccheggio delle donazioni: ai poveri solo due euro su 10

Il libro di Nuzzi rivela: centinaia di milioni dell'Obolo di San Pietro usati per la Curia anziché per i poveri. E i bilanci sono tenuti segreti

«Un tempo per stracciare e un tempo per cucire», dice la Bibbia (Qoelét, 3, 1-8). Così coglie il momento giusto «Chiamatemi Francesco», il primo film sulla vita del Papa che esce proprio nell'ora dei veleni. Girato da Daniele Luchetti, ripercorre la vita esemplare del Santo Padre. Una storia mai vista e tutta da raccontare, fortemente voluta da Pier Silvio Berlusconi e che irrompe sulla scena mediatica mentre la bufera Vatileaks getta ombre sul Cupolone. «Chiamatemi Francesco» è la risposta cinematografica all'ondata di rivelazioni, una risposta di respiro globale (uscirà in tutto il mondo), tesa a restituire la dimensione storica di Francesco. Un Papa che unisce aree del mondo, lingue, culture, generazioni e classi sociali assai diverse tra loro. Il film, prodotto da Tao Due e distribuito da Medusa, sarà in sala dal 3 dicembre (con 700 copie), ma il 1° dicembre verrà proiettato in Vaticano, in Sala Nervi. Si tratta d'un progetto oneroso, con un set di 15 settimane tra Argentina, Germania e Italia; 3.000 comparse, innumerevoli ricerche storiche e religiose.

Luchetti ha girato in spagnolo, dirigendo l'argentino Rodrigo de la Serna - il Papa da giovane fino a 50 anni - e il cileno Sergio Hernandez, starring Bergoglio dagli anni successivi, fino all'indimenticabile sera in cui, a Piazza San Pietro, saluterà il mondo con la semplicità che lo ha reso una star.

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