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Sala, la crociata green spaventa gli agricoltori

Concessioni dei terreni comunali in scadenza. E il Comune ha già bocciato un progetto

Sala, la crociata green spaventa gli agricoltori

Milano. L'integralismo verde potrebbe far fuori la produzione agricola di Milano. È quello che denunciano le aziende agricole locali, ormai allarmate per il caso di Trenno (periferia ovest della città, dove un progetto di fondamentale importanza è stato sostanzialmente bocciato dal Comune) e preoccupate in prospettiva per le concessioni in scadenza sui terreni comunali.

La realtà di Milano è importante: seconda città agricola d'Italia, conta decine di aziende attive da anni nel settore e custodi di una tradizione antica e gloriosa. Molte di queste aziende si sono riunite in un consorzio - il Distretto agricolo milanese - che ha il compito di interloquire con le istituzioni, assecondando il passaggio da un'agricoltura intensiva a un'impostazione innovativa e coerente col contesto.

Gli agricoltori milanesi complessivamente coltivano 3mila ettari nel territorio comunale, e allevano oltre mille capi, fornendo prodotti che sono richiesti dal mercato. Alcuni sono integrati in parchi urbani, spesso sono stati un argine al consumo di suolo e un fattore di conservazione del paesaggio naturale e antropizzato del Sud Milano. Il Dam è nato al tempo della amministrazione di Letizia Moratti, ma l'esperienza ha dato buoni frutti anche in seguito. Con tempo e fatica è stato messo a punto un contratto che prevedeva l'anticipo degli affitti per la ristrutturazione delle cascine, spesso ridotte a ruderi. Dopo anni di feconda collaborazione consacrati soprattutto nell'esperienza di Expo, però, questa positiva esperienza ora sembra ai titoli di coda, per la piega che sta prendendo l'ambientalismo astratto e modaiolo della sinistra milanese.

Fra Trenno e Figino ci sono 50 ettari, fertili, produttivi e destinati strategicamente ad agricoltura. Già oggi producono 3.600 quintali di riso che finiscono spesso nelle tavole dei milanesi. «Abbiamo presentato e illustrato un nostro progetto pilota, Agrilab, pensato con la facoltà di Agraria e la Caritas, per realizzare in quest'area un laboratorio di agricoltura innovativa in città - spiega accorata Natalina Campi, che da 40 anni si batte per la difesa e l'apertura delle cascine - Questo progetto andava incontro a esigenze varie: produttive, sociali, professionali. Ebbene, non sappiano che fine farà, anzi qualcuno infangando gli agricoltori milanesi dà per scontato che quell'area sarà destinata a un grande orto urbano». «Il caso non riguarda solo l'azienda di Trenno - spiega Daniele Albini, che ha curato il progetto Agrilab da vicepresidente del Dam - Questo caso è un segnale, coinvolge tutti gli agricoltori su progetti che sono strutturali per il futuro dell'agricoltura milanese». «L'agricoltura è bene di tutti - aggiunge Campi - l'agricoltore cura un terreno produttivo, paga l'affitto al Comune, dà lavoro e ora fa anche didattica. L'agricoltura è una cosa diversa dagli orti e dalle ciclabili. Questi sono hobby. Noi non cederemo un solo metro».

«Questa sinistra è agrofobica - commenta l'assessore regionale all'agricoltura Fabio Rolfi, che ha preso a cuore la vicenda. Qui abbiamo da un lato boschi urbani e siepi, e dall'altro una vocazione produttiva che dovrebbe essere valorizzata, magari in vista di una filiera corta, e invece rischia di essere estromessa. Il verde non sono solo parchetti e alberi da piantare.

Qui si tratta di sostenere un'attività importante, e la mia speranza è che l'attenzione sulla vicenda serva a capire la posta in gioco».

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