In sala tra lacrime, rabbia e stupore «Niente sarà mai più come prima»

Ma alcuni vescovi restano critici: troppa attenzione agli abusi

Roma L'aula nuova del Sinodo inizia a riempirsi di porpore poco dopo le 8 e 15 del mattino. È il giorno inaugurale del tanto atteso e contestato summit sulla tutela dei minori nella Chiesa. Alcuni cardinali arrivano accompagnati da arcivescovi, altri da religiosi che li conoscono da anni, da quando erano missionari nei loro Paesi di provenienza. Hanno sotto braccio delle cartelline piene di documenti, un kit per prendere appunti. Alcuni alti prelati sono già seduti in aula, si chiacchiera con i confratelli. «Come vanno le cose da voi?» chiede un monsignore sudamericano a un confratello asiatico. «Ah, arriva padre Lombardi...» lo interrompe un po' distratto, «mi scusi Eccellenza devo parlare un attimo con il moderatore». Non c'è un'aria tesa, ma c'è qualcuno che borbotta: «Come mai non hanno inserito tra i relatori il cardinale di Boston Sean Patrick O'Malley che da sempre si occupa di questi temi?». Ma l'interesse di tutti adesso è sull'arrivo del Papa e si scommette sulle parole che pronuncerà. «Penso che ci aspetti una bella tirata d'orecchie», sussurra, un po' impaurito, un cardinale di Curia al superiore in saio che è appena arrivato e che lo conosce da vent'anni.

La sala è piena, arriva Francesco, tutti zitti. Si prega, s'intona il «Veni Creator Spiritus», l'invocazione allo Spirito Santo che viene cantato anche all'interno della Cappella Sistina quando viene eletto il Papa. Francesco prende la parola. I partecipanti al summit ascoltano assorti, altri prendono appunti. Alcuni restano a bocca aperta quando ascoltano le video testimonianze di alcune vittime proiettate all'interno dell'aula. Traspare rabbia e rassegnazione. Ma anche speranza nei volti di chi racconta la propria storia. Anche qui in tanti scrivono, altri, increduli, commentano sottovoce con il vicino di posto: «Mamma mia che storia, che dolore...». Il silenzio domina e il Papa ascolta corrucciato. Il cardinale Louis Antonio Tagle, l'arcivescovo di Manila chiamato a parlare subito dopo il Papa, rilegge velocemente il discorso che dovrà pronunciare. E dopo aver preso la parola, si commuove parlando della piaga degli abusi nella Chiesa. Lacrime che colpiscono un patriarca orientale che rivolgendosi alla sua destra, commenta: «Pianse anche quando Benedetto lo fece cardinale, è un uomo molto sensibile».

È durante le sessioni dei gruppi di lavoro che emergono alcune posizioni diverse rispetto alla maggioranza dei presenti. Alcuni vescovi provenienti dall'Asia e dall'Africa criticano la troppa attenzione al tema degli abusi sessuali. E parlano di «ossessione», spiegando che nei loro Paesi gli abusi sui minori riguardano anche i mercenari che assoldano i bambini soldato e lo sfruttamento sul lavoro.

La «parresia» richiesta dal Papa è per fortuna di casa e anche dopo la pausa pranzo nell'atrio dell'aula si parla senza peli sulla lingua. «Niente sarà più come prima, Eminenza» dice un vescovo a un cardinale nordeuropeo commentando la mattinata. «Lo so», gli risponde dandogli una pacca sulla spalla, «ma dipende soprattutto da noi». FMR

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