Come salvare i nostri soldi dal caos

Da oggi è probabile un'altra tempesta sulle Borse europee. Meglio puntare su Wall Street, dollari e oro

Come salvare i nostri soldi dal caos

Ridurre con decisione le azioni in portafoglio, limitare i Titoli di Stato e le obbligazioni societarie in euro, investendo il ricavato nelle valute estere (non solo il dollaro), in oro nei titoli governativi americani: questi gli elementi cardine per proteggere i risparmi dalla probabile tempesta delle Borse conseguente al «no» della Grecia al piano dell'Eurogruppo.

Tali suggerimenti, prima di essere trasformati in decisioni effettive, dovrebbero però essere discussi con il proprio consulente, che ha progettato il portafoglio sulle personali esigenze a medio termine (per esempio tre anni o cinque anni). La premessa resta infatti evitare scelte emotive, legate cioè alla confusione del momento.

Tornando a che cosa accadrà in Piazza Affari nelle prossime settimane, gli esperti concordano nel ritenere probabile che stamani i mercati accuseranno un forte ribasso, con massicce vendite sui titoli di Stato dell'euro zona, in particolare quelli italiani e spagnoli (ritenuti, dalla speculazione, quelli più a rischio di «contagio» greco). Insomma un altro lunedì nero: il rosso potrebbe arrivare al 10% nell'azionario e le quotazioni del Btp decennale perdere terreno fino a raggiungere un rendimento del 3%.

La prima raccomandazione per arginare gli effetti di questi violenti contraccolpi, consiste quindi nel ridurre al minimo la quota in azioni, vendendo in prima battuta i titoli della zona euro. Quanto alla componente obbligazionaria, invece, è necessario incrementare il peso dei fondi monetari e degli Etf in dollari Usa, in franchi svizzeri, in renminbi cinesi e in corone norvegesi. Una piccola parte del portafoglio può poi essere investita in dollari australiani, dollari canadesi e sterline.

Le previsioni di diverse società specializzate nei cambi, stimano un cambio euro-dollaro a 0,96 entro il primo trimestre del 2016, cioè un 15% in più rispetto alle attuali quotazioni. Franchi svizzeri, renminbi e corone norvegesi dovrebbero apprezzarsi di meno (tra il 3% e il 5%%) ma, garantiscono una maggiore solidità in caso di aumento del panico sui mercati.

Grazie a questa sarà quindi possibile beneficiare della probabile debolezza dell'euro. Di conseguenza è consigliabile ridurre anche il peso dei Titoli di Stato della zona euro, in particolare quelli a medio lungo termine (cioè da 5 anni in su), così come le obbligazioni bancarie e societarie che, come si è visto nella scorsa settimana, sono già stati ampiamente venduti sul mercato. Per quanto riguarda, invece, le obbligazioni dei Paesi emergenti andrebbero eliminate quelle in valuta locale (che dovrebbero risentire molto della «tempesta» dei listini) e mantenute quelle denominate in dollari. Infine, sempre per rafforzare il portafoglio in un'ottica «anti-panico», è opportuno dedicare il 5% dei risparmi per sottoscrivere Etf in oro e un altro 5% per Etf o fondi legati ai Treasury Usa.

Infine una riflessione utile soprattutto per gli investitori più abili che, consapevoli di correre così dei rischi molto elevati, potrebbero sfruttare la paura della Grexit per acquistare nei prossimi giorni azioni a prezzi di saldo: i fondamentali macroeconomici europei, americani e asiatici non sono infatti mutati. Ne consegue che le ragioni che hanno indotto a preferire da inizio anno le Borse della zona euro rispetto alle altre restano valide dal punto vista tecnico: pertanto, in ottica speculativa, tanto più gli indici della zona euro scenderanno (in particolare il Ftemib, l'Ibex di Madrid e il Dax di Francoforte) tanto più prenderanno forma delle occasioni di acquisto a prezzi scontati. Molte case d'investimento internazionali (come Barclays, Ubs, Russell Investments, SocGen, Credit Suisse e Vontobel) sottolineano che le ragioni per preferire l'azionario euro per i prossimi 6-12 mesi non sono infatti cambiate. Chi riuscirà a comprare sui minimi che si presenteranno nei prossimi giorni, potrebbe spuntare anche il 10-15%.

I mercati sono, però, imprevedibili e l'attuale quadro potrebbe essere cambiato da altri fattori, come un diverso tasso di crescita delle economie mondiale, una variazione nel prezzo del petrolio o nei profitti attese dalle società quotate nei prossimi 12 mesi.

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