Economia

Come salvare i risparmi

La Brexit equivale a una sorta di generalizzato "downgrade" per i titoli europei. Ecco qualche ricetta, divisa a seconda dell'età, per investire dopo lo strappo del Regno Unito

Come salvare i risparmi

Quando si parla di investimenti, gli italiani sono molto più prudenti degli altri europei e restano innamorati del reddito fisso. Lo conferma il «barometro» curato da Natixis global asset management: lo studio esamina 74 portafogli modello «moderati» forniti da consulenti finanziari italiani e private banker tra aprile 2015 e marzo 2016. La Brexit però, potrebbe cambiare tutto, perché equivale a una sorta di generalizzato «downgrade» per i titoli europei. Vediamo allora qualche ricetta, divisa a seconda dell'età, per investire dopo lo strappo del Regno Unito. E come sfruttare la mini-sterlina, che rende meno care anche eventuali viaggi o vacanze a Londra.

Azioni e bond per guadagnare l'8%

Le giovani generazioni devono sfruttare la forza prospettica dei Paesi emergenti e dei settori più dinamici tramite i «Piani di accumulo». In questo modo, comperando a piccole quote ogni mese, si riducono gli impatti della volatilità e si massimizzano le potenzialità di lungo termine. Facciamo un esempio. Oggi un giovane di 30 anni che versasse 100 euro al mese in un fondo bilanciato prudente europeo (30% azioni Europa e Italia, 70% obbligazioni e titoli di stato europee e italiane) potrebbe aspirare a un rendimento medio annuo del 3%: dopo 35 anni, a fronte di 60mila euro versati, accumulerebbe un capitale di 98mila euro, pari a circa 4.900 euro di rendita annuale. Lo stesso versamento effettuato in un fondo o etf azionario Paesi emergenti, o un fondo o etf azionario biotecnologia o hi tech, potrebbe garantire fino al 10% medio all'anno e un capitale finale di 256mila euro, con una rendita di circa 12.800 euro. Oltre al «Pac», si potrebbe investire una quota dei risparmi (tra il 15% e il 20%) in etf o fondi obbligazionari Paesi emergenti, le cui valute si trovano tra il 25% e il 40% sotto ai valori degli ultimi 3 anni: visti i buoni fondamentali dei Paesi in via di sviluppo (debiti pubblici inferiori al 60%, tassi di crescita prospettici quasi doppio rispetto all'Ue) questo divario dovrebbe colmarsi nei prossimi anni sebbene, nel breve termine, le oscillazioni saranno ampie. Un'altra quota (15-20%) dovrebbe essere impiegata in azioni Usa, che sono le più solide nel medio lungo termine. Un portafogil così costruito potrebbero produrre un rendimento complessivo a lungo termine tra il 7% e l'8%.

Puntare su Wall Street e tecnologia

La priorità è quella di garantire gli studi per i figli. Si può quindi attivare un piano di accumulo (Pac) su un etf o fondo azionario mercati emergenti o sul settore biotech o hi tech di 10 o 15 anni (a seconda dell'età dei figli). Per ottimizzare il tutto è bene controllare una volta l'anno l'andamento dell'investimento: se le quote accumulate dopo il quinto anno valessero il 50% o più di quanto versato sarebbe il caso di disinvestire il tutto e sospendere il «Pac». In alternativa si può attivare un «Pac» su un etf o un fondo azionario americano che nei 10-15 anni dovrebbe assicurare comunque un buon ritorno. In secondo luogo, è indispensabile procedere ad un'ampia diversificazione valutaria di almeno il 40% del portafoglio tramite etf e fondi monetari: 20% in dollari Usa, 10% in Paesi emergenti in valute locali, 5% in franchi svizzeri, 5% in renminbi cinesi. In terzo luogo occorre premunirsi contro il ritorno dell'inflazione con un 10% in etf o fondi inflation linked e impiegare tra il 5% e il 10% in etf in materie prime e oro per stabilizzare le perfomance. Chi avesse Btp, li può tenere (perché qualcosa rendono) mentre i titoli di Stato della Germania e gli etf e i fondi governativi euro a medio lungo termine sono da liquidare, perché non rendono nulla ed espongono a forti perdite in caso di rialzo dei tassi di interesse. Si dovrebbe poi ritagliare spazio per una quota stabile di titoli dei mercati emergenti, tra il 5 e il 10%, sia in etf e fondi azionari che obbligazionari. Il rendimento complessivo di questo portafoglio potrebbe attestarsi tra il 4% e il 6 per cento.

Bond aziendali e con tante cedole

Una delle priorità è quella di impiegare una quota consistente (almeno il 30%, meglio il 40%) del portafoglio in etf e fondi inflation linked. Se il costo della vita dovesse aumentare fino al 2 o 3% (o, magari, anche di più) con strumenti si ricevono flussi maggiorati in funzione dell'aumento dei prezzi al consumo. Chi ha in portafoglio Cct e Btp li può tenere (soprattutto nel caso di Btp Italia, che sono collegati all'inflazione italiana) fino a un massimo del 30% ma dovrebbe comunque aumentare di almeno un 10% la quota in etf e fondi obbligazionari corporate bond tramite i quali, solo con qualche rischio in più, possono assicurare cedole un po' più generose di quelle dei titoli del Tesoro. Per quanto riguarda, poi, la componente azionaria (che dovrebbe essere mantenuta intorno al 30% massimo) si suggerisce di impiegare i risparmi in etf e fondi high dividend che pagano delle cedole periodiche (una volta al trimestre, semestre o anno). Tramite questi prodotti ci si assicura una partecipazione al trend di lungo periodo di rialzo delle Borse incassando, però, flussi cedolari che integrano il reddito e la pensione senza preoccuparsi eccessivamente dell'andamento delle Borse (e del capitale investito). Con la Brexit, tuttavia, sarà più importante scegliere questi etf e fondi non soltanto sull'entità dei dividendi che potrebbero pagare quanto sulla sostenibilità delle cedole nel lungo periodo. Ecco perché è bene puntare su etf e fondi azionari high dividend statunitensi, Asia e globali e po' meno su quelli Europa. L'obiettivo è la difesa del capitale, ma si può spurtare fino al 3% l'anno.

E per speculare ci sono gli Etf "corti"

Una perdita del 10% di valore della sterlina sull'euro, con la prospettiva che possa aggiungersi una ulteriore svalutazione del 5-10%, offre occasioni anche per i consumatori italiani. Per esempio, se avete progettato (o, meglio, stavate per farlo) una vacanza nel Regno Unito sappiate che i vostri risparmi in euro vi permettono un extra budget del 10%: se prima potevate spendere 3.000 euro adesso, a parità di consumi spenderete 300 euro circa in meno oppure, a parità di spesa, usufruirete di servizi per un 10% in più (ristoranti, alberghi, viaggi, spostamenti). Allo stesso modo se vostro figlio vi ha chiesto di andare a studiare a Londra per perfezionare l'inglese, potreste rivedere il preventivo. Al contrario, invece, coloro che si sono spostati dall'Italia nel Regno Unito per lavorare e, con i risparmi accumulati, tornare poi in Italia per avviare una attività in proprio hanno subito un duro contraccolpo dalla Brexit: in pochi giorni i loro risparmi si sono ridotti del 10%. In campo finanziario, invece, la possibilità più semplice è quella di investire sugli etf «short» sulla sterlina e «long» sull'euro che permettono di guadagnare se la sterlina scende rispetto all'euro. Per i più abili, ci sono anche quelli a leva 3 (3x) e quelli a leva 5 (5x) che moltiplicano le variazioni.

In ambito azionario, infine, se l'indice Ftse 100 di Londra scendesse molto (sotto quota 6000 punti) potrebbe valere una scommessa dal momento che la maggior parte delle aziende di quell'indice sono multinazionali che fatturano all'estero e che beneficiano quindi della svalutazione della sterlina.

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