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Salvini ancora nei guai per il no alla Open Arms: "Ma io non mollerò mai"

La richiesta di processo per aver ignorato l'emergenza sanitaria. «Vogliono fermarmi»

Salvini ancora nei guai per il no alla Open Arms: "Ma io non mollerò mai"

«Mi è arrivata un'altra richiesta di processo perché ad agosto ho bloccato lo sbarco di clandestini dalla nave di una Ong spagnola. Ormai le provano tutte per fermare me e impaurire voi: vi prometto che non mollo e non mollerò, mai». Lo annuncia lui stesso sui social, come già fatto con le altre due richieste di autorizzazione a procedere contro di lui per sequestro di persona. Matteo Salvini comunica che il tribunale dei ministri di Palermo chiede al Senato di perseguirlo per il caso della nave Open Arms, rimasta in mare 19 giorni fino al 20 agosto scorso con 164 migranti, mentre nei palazzi romani si consumava la crisi di governo.

L'ex titolare del Viminale si sarebbe macchiato di sequestro di persona e omissione di atti d'ufficio durante uno degli scontri più duri tra le ong e l'allora ministro dell'Interno, che con i decreti sicurezza aveva disposto il divieto per la nave spagnola di entrare in acque italiane. Blocco che a stretto giro era stato sospeso con una decisione del Tar del Lazio, e dunque forzato dall'allora comandante dell'imbarcazione spagnola che decise di entrare in acque italiane e di mettersi in rada davanti a Lampedusa. La nave si fermò a poche centinaia di metri dalla costa, tanto che alcuni migranti si buttarono in mare all'apice della tensione di quei giorni.

Era stato l'intervento della procura di Agrigento a sbloccare il braccio di ferro. Il procuratore capo Luigi Patronaggio era arrivato sull'isola per verificare personalmente la situazione a bordo. Un'ispezione durata un'ora, effettuata insieme con alcuni agenti di polizia giudiziaria e due medici. Da qui, dalle condizioni rilevate, la decisione di sequestrare la nave determinando anche lo sbarco dei migranti. «Devo riportare la calma e fare in modo che nessuno si faccia male, l'impegno e l'attenzione sono massimi per l'incolumità delle persone», aveva spiegato il magistrato. Un provvedimento, il sequestro, stabilito «al fine di garantire la salute, anche psicologica dei migranti rimasti a bordo». Patronaggio aveva ravvisato un atteggiamento «volutamente omissivo a danno dei migranti» e successivamente aveva iscritto nel registro degli indagati Salvini e il suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi.

Ed ecco che per le tre giudici del tribunale dei ministri di Palermo, Salvini avrebbe «volutamente ignorato l'emergenza sanitaria», scrivono nelle 110 pagine della richiesta di autorizzazione a procedere trasmessa al Senato su istanza della procura di Palermo, alla quale Patronaggio aveva trasmesso gli atti per competenza. L'ex titolare del Viminale avrebbe così «privato della libertà personale numerosi migranti». Di fatto il Tribunale dei ministri ha accolto la richiesta di entrambe le procure perché il decreto sicurezza non poteva essere applicato a navi di soccorso in quanto «il soccorso in mare è obbligatorio». Non solo. Le giudici ricordano anche che Salvini si assunse la responsabilità politica confermando il diniego allo sbarco allo stesso premier Conte anche dopo il provvedimento sospensivo del Tar del Lazio. Per l'ex ministro dell'Interno è la terza richiesta di processo sui migranti trattenuti a bordo di navi in mare.

Il 12 febbraio arriverà a Palazzo Madama la richiesta di procedere per la «Gregoretti»: «Chiederò ai senatori di mandarmi a processo», è la sfida del Capitano leghista.

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