«N on siamo più il campo profughi di Bruxelles, Parigi e Berlino» ha ribadito il vicepremier, Matteo Salvini, annunciando la lettera inviata al ministro dell'Interno francese, Christophe Castaner. Il braccio di ferro riguarda sempre la gestione degli sbarchi dei migranti e l'approccio con le Ong, che dopo il caso Sea watch e capitana Carola stanno rialzando la testa schierando nuove navi di fronte alla Libia.
Nella lettera del 19 luglio Salvini scrive: «Caro Collega, al Consiglio Giustizia e Affari interni di Helsinki ho registrato posizioni molto vicine a quella espressa dall'Italia con particolare riferimento al fermo impegno della politica migratoria condotta a difesa dei confini esterni dell'Unione europea e dello spazio Schengen». Il riferimento è alla riunione dei ministri dell'Interno ad Helsinki di giovedì scorso, dove è venuta a galla in tutta la sua evidenza lo scontro fra l'asse franco-tedesco e quello dell'Italia spalleggiata da Malta. I ministri di Francia e Germania, Christophe Castaner e Horst Seehofer, continuano a puntare sul fatto che i migranti salvati nel Mediterraneo devono sbarcare nel porto sicuro più vicino, di fatto Italia e Malta. E dopo l'identificazione possono venire redistribuiti nei paesi Ue, ma solo per chi ha diritto all'asilo, una minoranza. Tutti gli altri dovrebbero restare da noi in attesa del rimpatrio.
Al bidone franco-tedesco si contrappone la proposta italo-maltese che ha «fatto registrare un diffuso apprezzamento apportando al confronto sul tavolo significativi ed utili elementi per una nuova impostazione del tema», scrive Salvini a Parigi. Roma e La Valletta hanno contro rilanciato con dei punti fermi: apertura di hotspot in tutti i Paesi, redistribuzione obbligatoria dei migranti, rimpatri gestiti a livello europeo attraverso la creazione di una lista di «Paesi sicuri» e un'ulteriore stretta sulle Ong.
Non a caso nella lettera si sottolinea che molti ministri dell'Interno della Ue hanno avevano condiviso «l'esigenza che le Ong agiscano nel pieno rispetto del quadro giuridico internazionale e delle legislazioni nazionali proprie di ciascun Stato membro». Ovvero che non si ripetano più casi come la Sea Watch e capitana Carola.
La lettera arriva, non a caso, alla vigilia della riunione convocata oggi dal governo di Parigi, aperta ai 28 paesi della Ue per imporre la soluzione franco-tedesca sugli sbarchi. Nella capitale francese è attesto anche il commissario europeo uscente alle migrazioni Dimitri Avramopoulos. Salvini non parteciperà inviando appositamente solo una delegazione di tecnici del Viminale.
Il vicepremier e ministro dell'Interno chiude la lettera al suo omologo Castaner proprio mettendo le mani avanti sull'incontro: «Mi ha sorpreso pertanto il tenore della proposta di conclusioni del prossimo vertice di Parigi che non tiene conto dei processi emersi dal nostro fruttuoso dibattito di Helsinki». Per questo motivo la delegazione tecnica italiana, che parteciperà alla riunione «ha mandato» di evitare «nuove e diverse dichiarazioni non coerenti con i lavori svolti finora».
Una sonora bocciatura del vertice di Parigi ribadito da Salvini nell'annunciare la lettera: «L'Italia non è più disposta ad accogliere tutti gli immigrati in arrivo in Europa. Francia e Germania non possono decidere le politiche migratorie ignorando le richieste dei Paesi più esposti come noi e Malta».
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