Continua la battaglia di Matteo Salvini contro le navi delle Ong. Dopo il caso Aquarius, la nave da cui tutto ebbe inizio, l'Italia è ancora un porto non accogliente per le navi umanitarie che operano nel Mediterraneo. Il ministro dell'Interno l'ha detto e ripetuto in diversi casi, soprattutto a margine del "caso" Lifeline: le Ong non metteranno più piede sulle spiagge italiane.
Tanto che oggi, da Mosca, il leghista è tornato all'attacco mettendo nel mirino altre due Organizzazioni non governative. "In questo momento - ha detto - ci sono due navi di Ong dalla Spagna in acque libiche, è evidente la complicità con il business dello scafismo. In Italia queste navi non attraccheranno".
Lo scontro, in fondo, era nell'aria. Nei giorni scorsi Msf si era detta pronta, quando servirà, a tornare in alto mare. E lo stesso ha fatto ieri la Open Arms, sfidando direttamente il Viminale: "Astral, in missione di osservazione, torna nella zona di salvataggio - hanno annunciato gli spagnoli guidati da Oscar Camps - anche se l'Italia chiude i porti, non può mettere porte al mare. Navighiamo verso quel posto dove non ci sono clandestini o delinquenti, solo vite umane in pericolo. E troppe morti sul fondo". Una "dichiarazione di guerra" (ideale, ovviamente) che aveva scatenato l'immediata reazione del ministro leghista. "Le navi Ong che stanno tornando in acque libiche - ha detto - risparmino tempi fatica e denaro perché in Italia non ci arrivano".
Nella conferenza stampa dalla capitale russa, Salvini è tornato a parlare anche delle missioni Ue che, troppo spesso, in passato hanno trasportato migranti fino al Belpaese. "Sulle missioni internazionali c'è una riunione dopodomani - ha spiegato il ministro - la richiesta del governo italiano sarà chiara: ridiscutere sulla firma suicida del 2015, andate a chiedere conto al governo Renzi, sulla missione 'Sophia'. L'obiettivo è cambiare la norma e rendere i porti libici sicuri". E mentre ha chiesto alla Russia di collaborare alla lotta al traffico di esseri umani, il leghista ha tenuto a precisare che gli immigrati sulle carrette del mare "non sono naufraghi, ma è una tratta di essere umani, un business organizzato dalle mafie". Il suo obiettivo è sempre lo stesso: "Salvare, soccorrere, nutrire e riportare dove sono partite queste imbarcazioni".
Intanto, "per il momento", è già una "vittoria" riuscire a "ricollocare, bloccare le Ong, rivedere le missioni internazionali". Oltre, ovviamente, ad aiutare la Libia "a garantire i diritti umani e raccogliere nei Paesi africani le domande di asilo fondate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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