Dire che Matteo Salvini ha riscoperto il centralismo potrebbe suonare strano solo se il controllo dall'alto sul partito non facesse parte della natura della Lega. Altrimenti come spiegarsi gli appellativi «capo» e «capitano»? Oggi l'esigenza del leader leghista di mostrarsi autorevole, affidabile e indiscusso interlocutore del premier Mario Draghi per conto dei suoi, riporta d'attualità il tema. Promette di comportarsi bene: «Non faremo l'opposizione di noi stessi». Debutta tentando di mettere ordine nel caos delle iniziative regionali per i vaccini che minaccia Draghi: «Stiamo lavorando come governo per una produzione vaccinale italiana, bene fanno i Paesi europei che si stanno rivolgendo altrove», ma le iniziative e le richieste di autorizzazione toccano, appunto, al governo.
Il segretario sceglie l'appuntamento con la stampa estera per mettere in mostra che detta la linea, dallo Sputnik per il quale le Regioni (anche leghiste) devono «aspettare il via libera dell'Ue», fino ai più ampi temi di politica internazionale. Si ripete senza sorprendere sul no allo ius soli («Siamo il Paese d'Europa che concede più cittadinanze, non vedo motivo di modificare la legge, la cittadinanza non è una giostra, meglio scegliere a 18 anni»), ma sul tema non risultano divergenze nella Lega.
Sfoggia la sua ininterrotta amicizia con i Paesi del gruppo di Visegrad (giovedì l'incontro a Budapest con i premier ungherese e polacco), attacca la Turchia e la Cina (sulla vendita Iveco), mentre il responsabile del dipartimento Esteri sia il vice della Lega e ministro del governo Draghi, Giancarlo Giorgetti, che proprio ieri ricordava «l'ambizione» per l'Italia «di costituire con Francia e Germania il triangolo portante dell'impalcatura europea». Da quando lavora a un nuovo gruppo al Parlamento europeo per uscire dall'isolamento di Id, Salvini ipotizza di affidare il settore Esteri all'ex ministro e a lungo europarlamentare Lorenzo Fontana, «quello che conosce meglio i meccanismi». Il passaggio di consegne in ogni caso non è ancora avvenuto.
Salvini assicura che sul Piano vaccinale la geopolitica non conta, nemmeno se è in discussione l'approvvigionamento del vaccino russo Sputnik. Così, mentre Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, autonomista del Sud, si è lanciato in un aspro testa a testa con Draghi per difendere il diritto di «prenotare» il vaccino per conto proprio, portando dietro di sé il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, Salvini si allinea obbediente a Draghi: «Spero che l'Ue si esprima sullo Sputnik, se funziona allora dico perché no? Ma dobbiamo aspettare l'ok Ue, non possono essere le singole regioni a approvvigionarsi».
Uno stop che vorrebbe rimettere ordine tra i desideri di fuga in avanti nelle regioni leghiste e non solo. Se è vero che Giovanni Toti, Liguria, Stefano Bonaccini, Emilia Romagna, e Massimiliano Fedriga, Friuli Venezia Giulia, il governatore leghista più vicino a Salvini, si erano già espressi per attendere il via libera delle autorità sanitarie per l'acquisto da Roma, il presidente del Veneto, Luca Zaia, si era mostrato possibilista: «So che le regioni possono acquistarlo direttamente». Le parole di Salvini suonano come una risposta diretta anche a lui.
Ieri la proposta di unire i gruppi
Id e i Conservatori europei è stata nuovamente accolta con scetticismo dagli interessati, ma il segretario progetta di andare avanti con i premier. La sfida è con la Spagna sulle Baleari: «Con la Sardegna non c'è partita».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.