Politica

Salvini a giudizio per vilipendio delle toghe. "Mai criticato singoli giudici, ma un sistema"

Il leader sotto accusa per una frase del 2016 ad un congresso regionale

Salvini a giudizio per vilipendio delle toghe. "Mai criticato singoli giudici, ma un sistema"

L'accanimento giudiziario nei confronti di Matteo Salvini prosegue. Ieri il leader della Lega è finito nuovamente in aula, stavolta a Torino, per rispondere dell'accusa di vilipendio alla magistratura. I fatti risalgono al 14 febbraio 2016 quando, durante il congresso regionale della Lega a Collegno, nel Torinese, l'ex ministro dell'Interno, che all'epoca era europarlamentare, si rivolse alla magistratura definendola «schifezza» e «cancro da estirpare». Fu l'allora procuratore Armando Spataro a sentirsi offeso dalle parole di Salvini e a procedere con l'accusa di vilipendio.

La cosa che lascia basiti è che l'udienza a cui avrebbe dovuto partecipare l'ex vicepremier avrebbe dovuto tenersi lunedì scorso, ma Salvini era impegnato in aula per il voto di fiducia al governo. Cosa che, da prassi, avrebbe dovuto costituire «ragione giustificata». Ma il giudice torinese Roberto Ruscello non ha concesso l'attenuante e ha deciso che comunque il processo andasse avanti, tanto che sono stati ascoltati alcuni esponenti leghisti sulla ricostruzione della vicenda. La cosa ha fatto andare su tutte le furie il senatore forzista Maurizio Gasparri, presidente della Giunta delle immunità parlamentari, che ha scritto anche al Presidente della Repubblica. «In questi casi - ha chiarito Gasparri - la Corte ha sempre invitato la magistratura ad un ragionevole bilanciamento degli interessi. Non può, quindi, non apparire inquietante il fatto che l'autorità giudiziaria, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, abbia ritenuto che un senatore, segretario del maggior partito italiano secondo i sondaggi e leader della coalizione che nelle ultime votazioni ha raggiunto il maggior numero di consensi, il 18 gennaio fosse del tutto libero da impegni istituzionali».

Salvini dalla sua ha specificato: «Non mi permetterei mai di attaccare un giudice x o il giudice y, posso attaccare un sistema, ho fatto quelle affermazioni perché c'era qualcuno che dall'interno politicamente utilizzava alcune inchieste della magistratura per attaccare la Lega. Per questo invitavo i militanti a scegliere in base alla proposta politica».

Rispondendo alle domande del suo avvocato, Claudia Eccher, Salvini ha ribadito: «In quel periodo qualcuno internamente usava alcune inchieste della magistratura per fare campagna politica. L'allora candidato segretario poi eletto della Lega in Piemonte, Riccardo Molinari, era sotto inchiesta, poi assolto. Da segretario invitavo i militanti aventi diritto di voto al congresso a scegliere in base alla proposta politica e non in base alle indagini». E ha proseguito: «Detto questo, ho numerosi processi a mio carico, avevo e continuo ad avere massima fiducia nella magistratura e nella sua libertà di giudizio».

Rivolgendosi al pm torinese Emilio Gatti ha tenuto a dire: «Solitamente quando parlo sono concentrato su quello che dico, a Collegno non era un comizio pubblico ma un'assemblea riservata a chi aveva un'anzianità di tessera di tre anni».

Commenti