Politica

Savona, Salvini non fa passi indietro: "Stasera nostri nomi a Conte"

La Lega tira dritto su Savona all'Economia nel governo Conte. Salvini: "Passi indietro? Già fatto tutto quello che potevamo fare. Rischio frattura tra Palazzo e popolo"

Savona, Salvini non fa passi indietro: "Stasera nostri nomi a Conte"

Sul nome di Paolo Savona continua lo stallo per la formazione del nuovo governo. Il premier incaricato Giuseppe Conte sta lavorando alla "proposta" da presentare a Mattarella, ma è evidente che le difficoltà sono sui nomi. La Lega e Matteo Salvini non sono disposti a fare passi indietro sul ministro pensato per il dicastero di via XX settembre. All'economia i leghisti vogliono vedere Savona, anche se le sue posizioni euroscettiche non piacciono a Mattarella e al resto delle canellerie Ue.

"Passi indietro la Lega ne ha già fatti abbastanza: abbiamo già fatto tutto quello che potevamo fare", attacca Matteo Salvini al termine della riunione in via Bellerio dove ha radunato i suoi per discutere delle ultime evoluzioni politiche. Matteo Salvini ha risposto a chi gli chiedeva se intende fare passi indietro sulla lista dei ministri. "Già stasera daremo al presidente del consiglio incaricato i nomi della Lega che sono pronti a fare i ministri e lavorare per il bene dell'Italia: non ne faccio una questione di nomi e cognomi ma di rispetto del voto degli italiani. Per rispetto sia del presidente del Consiglio che del Presidente della Repubblica i nomi li consegnerò al presidente del Consiglio che lo discuterà con il presidente della Repubblica".

In fondo già ieri il leader del Carroccio era uscito allo scoperto con un laconico post su Facebook in cui si diceva "molto arrabbiato" per i veti sul professore anti-euro. E oggi è tornato sulla questione con una nuova bordata: "Mai al Tesoro un amico di Berlino". Da qui la decisione di uscire allo scoperto e rivelare di avere una "lista" di ministri pronta sul tavolo. La battaglia su Savona il leghista sembra volerla portare fino in fondo. Tanto che l'alleanza con Di Maio potrebbe anche saltare. Al suo fianco si è schierata pure Giorgia Meloni che, senza dare l'appoggio al governo giallo-verde, difende la scelta di nominare all'Economia una figura sgradita a Bruxelles e definisce "inaccettabili" le ingerenze del Colle.

"L'unico rischio che vedo - dice il leghista - è l'ulteriore frattura, distanza fra i palazzi del potere e il popolo. Se qualcuno rallentasse ancora questo processo di cambiamento e facesse saltare un lavoro che ci è costato 15 giorni di sacrificio... tornerei ad essere arrabbiato". Il riferimento, neppure troppo velato, è al presidente della Repubblica. "Speriamo che nessuno abbia nulla da eccepire sulla lista dei nomi proposti dalla Lega - prosegue Salvini - avere dei ministri che vanno in Italia, in Europa e nel mondo a difendere gli interessi degli italiani è un valore, è un pregio ed è un orgoglio". Un orgoglio forse aumantato dopo gli attacchi che la stampa estera ieri ha riservato ai cittadini del Belpaese, definiti "scricconi aggressivi". "Ovviamente come in Italia mai nessuno ha eccepito su un ministro belga, tedesco o francese - conclude Salvini - é altrettanto chiaro è evidente che i ministri che rappresentano gli italiani non devono necessariamente avere il gradimento dei tedeschi, dei francesi o di chiunque altro".

O Savona o morte.

Commenti